A La Repubblica, nelle pagine Sampdoria, lo scrittore ultras Fabio Bruno lancia l’allarme: il tifo organizzato sta per scomparire
C’era una volta “Vita da Ultrà”. Una vita che secondo lo scrittore utras Fabio Bruno sta per finire. Non certo una novità per lui che nel 1992 aveva raccontato un movimento già in diffcoltà, non di idee ma di partecipazione, nuove generazioni pronte a prendere in mano il nuovo corso. Già…
Dietro i capi della gradinata sono pochi i ventenni, hanno altro per la testa. È un fenomeno che purtroppo si sta esaurendo. Diventa difficile essere spinti a fare le cose in questo calcio. Mi diceva un vecchio amico, Gino, che ormai non riconosce neppure più i volti dei giocatori, a parte Quagliarella. La televisione ha fatto il resto. Vedo sempre più spettatori e meno tifosi.
L’edizione genovese di La Repubblica prova a fare ancora una volta il punto su una decisione che potrebbe danneggiare ancor di più l’amore verso la Sampdoria. E la differenza tra spettatori o tifosi non è da sottovalutare:
Il primo paga il biglietto per uno spettacolo, l’altro si sente partecipe, quasi come scendesse in campo. Forse era un’illusione pensare che si potesse influenzare il risultato, ma era bello Una volta, quando c’era la gara a porte chiuse, i giocatori dicevano che era terribile. Ora si è giocato un campionato intero così e nessuno si è traumatizzato
Sampdoria, l’allarme: il tifo organizzato sta per scomparire
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La protesta degli Ultras che hanno deciso di non frequentare il cuore della Gradinata Sud, pur se basata su saldi principi, non aiuta.
A livello di grosse squadre sono entrati quasi tutti. Alcuni hanno fatto una cosa a metà, in casa non si entra e fuori, dove c’è spazio per tutti, si va. Divergono le opinioni, ma molti si sono domandati a cosa serve, per ottenere cosa
A livello generale Fabio si schiera a fianco dei tifosi. ma
Avanti in questo modo, il tifo organizzato rischia di scomparire. Anche perchè è inevitabile fare paragoni con quando dovevi andare semplicemente allo stadio, pagare il biglietto ed entrare. Faccio fatica a riconoscermi nel calcio e nello stadio attuali, a partire da questi calciatori, che cambiano squadra in continuazione. Parafrasando il titolo di un film, l’amore (per la maglia) è eterno finché dura. Forse ero ad un mondo diverso. Non ho visto la finale degli Europei e neppure un minuto dell’ultimo Mondiale e non penso di essere un caso isolato. Mi sembra uno spettacolo di balletto, non la Samp. Sono rimasti i colori, ma ciò che c’è intorno è diverso…