In Casa Sampdoria la critica, dopo la caduta col Bologna, punta il dito anche contro Dejan Stankovic. Non il nostro Giuseppe Viscardi…
Allora, faccio una premessa, e sono disponibile a litigare su questo punto: io sono con Deki Stankovic, sono convinto che la scelta sia stata quella giusta, che sappia caricare, che sia diventato sampdoriano essendolo forse un po’ sempre stato – perché è così che ci si scopre – e lo dico nell’anniversario della nascita di Sinisa Mihajlovic, suo mentore e compartecipe di quella storia che unisce i colori blucerchiati alla Serbia.
Può essere che tecnicamente e tatticamente debba e possa ancora affinarsi. Ma che sia – come ho orrendamente sentito dire – il nulla tattico, del tipo “zero valore aggiunto”, lo trovo così brutto da risultare incommentabile. Da analfabeti funzionali.
Detto che quella dopo la sosta è in ogni caso una squadra diversa rispetto a quella vista fino a inizio novembre, ed è di questa squadra che parlo (la precedente non esiste più), io sostengo che la preparazione si vede, eccome. Poi, probabilmente, entrano in gioco altri fattori: esecuzioni maldestre, una buona dose di sfortuna (caratteristica, questa, tipicamente blucerchiata: l’analfabeta funzionale, invece, sostiene per nascondere le proprie inettitudini che la Sampdoria “è fortunata”: Accetto qualunque contraddittorio, ma so che non verrà). E, soprattutto, una carenza di personalità evidente, che emerge da tanti fattori. Proviamo a vederli.
Il primo è che, nonostante il pathos nelle dichiarazioni dell’allenatore e il senso di responsabilità nei comportamenti extra campo dei giocatori, in campo l’”animus pugnandi” si vede solo a sprazzi. Solo così si spiega la concentrazione vista contro l’Inter e, in generale, in tutte le trasferte, contrapposta alla paura di giocare delle partite contro Udinese e Bologna. Il messaggio mi sembra evidente: se devo fare come gli Spartani alle Termopili mi immolo da eroe, se devo fare come Garibaldi in Sicilia mi pianto.
Sampdoria, Stankovic può diventare come Mihajlovic…
Sampdoria, comunque vada io sto con Dejan Stankovic…
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Il secondo è che, effettivamente, entrare in campo sapendo che ogni volta devo fare il meglio perché tempo ce n’è sempre meno e il divario è ancora abissale schiaccerebbe chiunque. Una sorta di “ansia da prestazione”, per cui pensi di non farcela e poi – si sa – le profezie si autoavverano. E non ce la fai.
Il terzo è che questo effetto contamina tutti. Abbiamo visto contro il Bologna il peggior Winks da quando è rientrato, e nonostante questo sempre il migliore dei suoi. Colpa sua? No. Al netto di qualche errore di lettura in più, se i compagni non sono pronti ai suoi suggerimenti il rischio di dare la palla sbagliata aumenta.
Il quarto … beh, il quarto è il secondo rigore di Sabiri. Un pallone pesantissimo, che il marocchino si è preso per la trasformazione, sapendo di aver già calciato male il primo. Qualcuno avrebbe dovuto toccargli il tempo. Dire “hanno deciso i ragazzi”, in una situazione del genere, non è accettabile: i capi sono tali perché prendono decisioni. Le squadre, come le aziende, non devono essere democratiche. Se lo sono, vanno inevitabilmente a bagno.
Rimedi? No. Purtroppo, stavolta, l’episodio tante volte invocato da Deki era pure arrivato. D’accordo non farcela per gli episodi contro. Non farcela per non aver sfruttato gli episodi a favore suona come una condanna.