In attesa della cessione, alla Sampdoria serve liquidità: il bond convertibile è la possibilità più concreta, ma non convince Roberto Albisetti
La Sampdoria ha bisogno di liquidità. Il club blucerchiato, entro giugno, deve far fronte a diverse scadenza come il pagamento dei primi tre mesi di stipendi del 2023 (entro il 16 maggio) e l’iscrizione al prossimo campionato (entro il 20 giugno). Le casse, però, sono vuote e alla società servono almeno 30 milioni.
La soluzione più probabile è quella del bond convertibile con in pegno le azioni della Sampdoria a cui sta lavorando Banca Sistema. Per il prestito obbligazionario, però, servono sottoscrittori e, come affermato da Roberto Albisetti su Telenord, non rappresenta comunque una garanzia di salvezza. Anzi.
Cessione Sampdoria, il bond da solo non basta
Cessione Sampdoria, Albisetti: il bond non garantisce la salvezza
Il bond ha un alto rischio:
Il bond esiste se c’è qualcuno che vuole organizzarla, ma soprattutto se c’è qualcuno che vuole sottoscriverla. Il rischio è piuttosto alto. Va stabilito dove vanno a finire i fondi. Le clausole sono abbastanza chiare e i fondi devono andare alla società sportiva.
Non c’è, inoltre, la garanzia che il piano di risanamento pluriennale venga accettato. Serve, dunque, qualcuno in grado di dare continuità oltre al bond:
Inoltre i fondi sono limitati e non danno garanzie sul fatto che venga poi accettato un piano di risanamento pluriennale. Senza uno dietro che garantisca un aumento di capitale costante, è inutile. Un prestito che è noto finisca in parte nelle casse degli azionisti non è una garanzia di salvezza per la Sampdoria.