Cessione Sampdoria, i fornitori alzano la voce contro il piano di ristrutturazione, ma il Cda sembra fiducioso di avere dalla sua il 60% dei creditori
A soli 5 giorni dalla prima delle due Assemblee straordinarie degli azionisti, le offerte vincolanti per la Sampdoria sono due, quella di Alessandro Barnaba e quella di Andrea Radrizzani con il socio Matteo Manfredi. Ma entrambe dovranno passare dalla ristrutturazione del debito, che dovrà essere ridotto considerevolmente, per poi ricevere l’omologa dal Tribunale.
Quest’ultimo passaggio richiede, secondo l’articolo 61 del Codice della crisi d’impresa, che il 60% dei creditori del club siano d’accordo al disegno di riduzione del monte debitorio, fatto non scontato viste le proteste dei fornitori della Sampdoria, quelle aziende che hanno svolto prestazioni per la società in tutti questi anni (Cessione Sampdoria, ristrutturazione debito: le proteste dei creditori).
Questo 60% rientra in una classificazione un pochino più complessa. I creditori sono stati suddivisi in categorie in base alla loro posizione giuridica nei confronti della Sampdoria e per i loro interessi economici. E’ necessario ottenere l’ok da parte del 60% di ciascuna di queste “classi” con cui la società è esposta. Ma la sensazione, scrive Il Secolo XIX, è che il Cda sia convinto di avere dalla sua la maggioranza dei pareri favorevoli.
Cessione Sampdoria, Cda ai creditori: meglio poco che niente…
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Grazie a dei colloqui preliminari fatti con i creditori, il board blucerchiato, composto da Marco Lanna, Alberto Bosco, Gianni Panconi e Antonio Romei, sembra fiducioso nel poter contare su una buona quantità di assensi. Anche perché, come scriveva proprio il Cda nella pec inviata a centinaia di creditori, in caso di liquidazione giudiziale e quindi di perdita del titolo sportivo, “non residuerebbero risorse sufficienti nemmeno per il pagamento integrale del privilegio di primo grado“.
A tutti converrebbe accontentarsi di quel poco che il piano di ristrutturazione del debito prevede (tra il 35 e il 45% dell’esposizione della Sampdoria), piuttosto che mandare la società al fallimento e rischiare di non vederne neanche una briciola. Suona come una specie di ricatto, ma è la realtà dei fatti.
Per cui il Cda sa bene che riceverà qualche risposta negativa e l’ha messo in conto. Ma dai primi confronti sembra poter contare su una maggioranza allineata.