Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è pronto a tornare a giocare, non ha paura di retrocedere, ma a certe condizioni come racconta al Secolo XIX.
Massimo Ferrero non ha dubbi “questo dramma deve dare il via alla ricostruzione. Le venti squadre di Serie A sono un po’ come la confindustria del pallone, anziché continuare a passare ogni giorno ore in call conference senza cavare un ragno dal buco perché non troviamo una strategia comune? Invece ognuno dice la sua: io voglio giocare per lo scudetto, io per non andare in B. Giocare… capite? Giocare. Immaginatevi Gabbiadini, avuto il coronavirus, si è ripreso da poco e devo dirgli magari che a maggio si torna in campo. Non è una macchina, che è spenta e la riaccendi. E che testa avrà per giocare? E poi chi ci andrà allo stadio? La gente? E come, con le mascherine? Basta parlarsi addosso. Affrontiamo questo momento con testa e dignità”.
Perché non vuole che il campionato riparta? “Non perché ho paura di retrocedere, come ho sentito dire – chiarisce al principale quotidiana della città di Genova – Ma perché ritengo che non ci siano le condizioni idonee per ricominciare a giocare. È un fatto fisico, tecnico, ma soprattutto mentale”.
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Non c’è solo Gabbiadini in difficoltà per il presidente della Sampdoria. Per esempio “Ekdal è stato male ed era senza famiglia a Genova, che testa avrà per ri- pensare al campionato adesso. Bonazzoli, per il virus, ha perso il nonno a cui era legatissimo. Io voglio ripartire, ma pensiamo come, dove e unifichiamoci. Partiamo in Italia e invece la Spagna e l’Inghilterra non lo fanno. Che senso ha? Qualsiasi programma fai oggi è privo di basi, a meno che Dio non ci illumini facendoci scoprire subito il vaccino. Ma non si può ripartire “pronti via” come certi presidenti vorrebbero. Prima era il 6 aprile, poi il 3 maggio, poi a giugno. Tre partite a settimana, se no non ce la fai a chiudere entro luglio. E poi subito in ritiro per ricominciare e finire a maggio prima dell’Europeo. Vorrei sapere quante squadre sono in grado di reggere un ritmo così frenetico. Come struttura e mentalità. La Sampdoria non ha una rosa di 50 calciatori. Ma nemmeno la Juve ce la farebbe”.
Ultima domanda. La crisi economica come colpisce la Samp? “Si parla tantissimo dei tagli agli stipendi dei giocatori. Ma loro i soldi se li levano da soli, perché sono uomini, persone serie. Partendo da questo presupposto, ogni club poi si sistemerà le proprie situazioni. Quanto ai diritti televisivi, ci dovremo vedere e capire. Va fatto un accordo. Anche Sky senza calcio avrebbe dei problemi. Il mancato pagamento dei diritti coinvolge tutte le squadre, la Samp che ha un monte ingaggi di 44 milioni come l’Inter che lo ha di 135. Sicuramente c’è una grande perdita di denaro, diritti, sponsor, biglietteria. Faccio un esempio, se non giocheremo più ci sarà da rimborsare gli abbonati ma già sappiamo che ci sono dei problemi fiscali. Oltre alle donazioni già fatte per il San Martino, come Sampdoria abbiamo stanziato un fondo per iniziative in aiuto delle persone in difficoltà a Genova, ma è una dif- ficoltà burocratica veicolarli»