L’attaccante della Sampdoria Estanis Pedrola ha rilasciato un’intervista parlando del motivo per cui ha scelto di trasferirsi a Genova…
La Sampdoria prepara la sfida contro il Cittadella, valevole per la 5^ giornata di Serie B. Nel frattempo i blucerchiati hanno portato a casa 4 punti (in realtà 2, visto che i genovesi partivano col -2 in classifica per le vicissitudini pregresse della gestione Ferrero). L’obiettivo dei liguri è quello di vincere per la prima volta al Ferraris in Serie B, obiettivo raggiunto in Coppa Italia contro il Sudtirol.
L’attaccante spagnolo Estanis Pedrola, tra i protagonisti di questo avvio per la Sampdoria con 2 reti in 4 partite, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:
Tante offerte, ma non ha avuto dubbi a dire sì alla Sampdoria.
Era l’opzione migliore, mi hanno parlato del progetto che prevede il ritorno in A, è qualcosa di affascinante e unico, una sfida da cogliere. Non era un’opportunità come tutte le altre. E poi parliamo di un club storico, che ha un passato importante anche a livello europeo. Posso imparare una lingua e una cultura nuove, era il momento giusto per svoltare.
Quale insegnamento si porta dietro dal Barcellona?
Umiltà e rispetto sono i valori che mi hanno insegnato e che ho ritrovato qui. Come calciatore, invece, tiki taka, gioco veloce, palla a terra, e ciò mi ha facilitato alla Sampdoria.
Le parole del blucerchiato
Sampdoria, Estanis Pedrola: ecco perché ho scelto Genova
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Le piaceva De Jong, uno alla Pirlo.
E’ vero, anche se il mio mister è stato un grande a livello internazionale. Da Pirlo ho avuto un grande aiuto anche nella gestione della fase difensiva, nel Barcellona non era così sviluppata. E poi qui l’intensità degli allenamenti è pazzesca.
Contro di voi, fanno tutti la gara della vita.
Lei parla ad uno che ha giocato nella cantera del Barcellona, so bene cosa voglia dire indossare la maglia di un club importante. Supereremo questo ostacolo.
Lei e il calcio, amore per caso.
Avevo uno zio arbitro, ma i miei non erano interessati a questo mondo. Da piccolo giocavo anche con le bambine, finché un giorno ho sentito una scarica di adrenalina ed è iniziato tutto. I miei fratelli hanno seguito la mia strada. Uno gioca nell’Espanyol, l’altro in un college negli Stati Uniti.
Un grande ex doriano, Munoz, pure lui giunto qui dal Barcellona, ha detto di lei: «Pedrola è uno dei più grandi talenti del calcio spagnolo».
Grazie, ma ho 20 anni, posso crescere ancora tanto. La difficoltà sarà mantenere questa reputazione.
Il suo modello?
Neymar è il più grande, mi sarebbe piaciuto se fosse rimasto a Barcellona. Seguo molto la Premier, oggi mi piacciono molto Mitoma del Brighton e Martinelli dell’Arsenal.