La crisi della Sampdoria passa anche da Andrea Pirlo ma non solo. L’allenatore è un uomo solo al comando senza nessun aiuto da parte della società
Amici Sampdoriani, amici di ClubDoria46, eccoci a commentare un’altra sconfitta casalinga. Sconfitta che arriva dopo il “no mas” che avevo invocato due settimane fa, e quindi do per certo di non essere ascoltato laddove conta.
Differenze rispetto alle precedenti? Sì, anche se solo a sprazzi. Occasioni da goal importanti a favore, pochissime contro. Ci troviamo di fronte avversari che hanno percentuali da Nikola Jokic in serata di grazia. Il Como ha avuto una opportunità e ha vinto giocando malissimo, il Catanzaro è al limite ordinato e lineare, ma molto modesto, e di fatto ha segnato due goal con un solo tiro (il pareggio, lasciamo perdere).
Però… però basta con le scuse, e basta anche con il silenzio.
Anzitutto, mai nessuno dell’area tecnica né tantomeno della dirigenza. Siamo passati da una sovraesposizione mediatica (non intendo qualificarla) ad una sottoesposizione al limite del cimitero.
Ricapitolando: la Sampdoria, salva da destini peggiori, inizia la stagione con l’ entusiasmo della sua gente. Un entusiasmo che va meritato e confermato sul campo, perché è pegno di futuro.
In campo, proprio in campo, e davanti alla sua gente, le cose non vanno male: vanno disastrosamente. Non esiste altro avverbio per definire quattro sconfitte casalinghe su quattro, tutte evitabili, tutte brutte, tutte perniciosamente simili a quelle degli ultimi due anni.
Ed ecco allora i dubbi: era meglio fallire, questi non hanno fondi e cercano solo partners col grano, giocatori vecchi, rotti o in prestito, doppioni in tanti ruoli e carenze in altri, leader e persino peones regalati anche solo per risparmiare, area tecnica inesperta, allenatore inadatto. Non scuotete la testa: chi non è stato percorso da almeno uno di questi dilemmi?
Ma per carità, che a nessuno venga in mente che “si stava meglio quando si stava peggio”. Sarebbe inaccettabile, salvo forse per qualcuno. Non fatemi dire di più.
Atteniamoci ai fatti, allora. È ragionevole pensare che la stessa ricetta cucinata dallo stesso cuoco abbia un sapore diverso? No. Quindi…
Sampdoria, c’è qualche uomo della società che può parlare al posto di Andrea Pirlo?
Sampdoria, Andrea Pirlo è un uomo solo al comando?
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È lecito chiedere che in un momento di crisi d’ambiente più che tecnica la proprietà torni a farsi sentire, con vigore, con parole e faccia? Facendo chiarezza sull’oggi e sul domani, spegnendo illazioni e dicerie, dando insomma un colpo di timone?
È possibile che a fine gara parli sempre e solo l’allenatore? Che, insomma, responsabilità ne ha, ma non può certo essere messo in discussione per il carattere che sembra umbratile (non ho il piacere di conoscerlo personalmente, quindi non mi pronuncio).
Ed è lecito aspettarsi un po’ più di comunicazione ufficiale, che parli di tecnica, di finanza, di tempi, senza lasciare che siano i soliti ad avanzare opinioni che poi diventano sentimenti diffusi (e, perciò, anche difficili da sradicare)? A me interessa l’interpretazione autentica, non il “si dice” di chi fa sempre pesare il canale preferenziale.
Per il resto, parlo del campo, ho poco da aggiungere. Una sola notazione: due mesi sono sufficienti per capire che qualcosa va fatto subito, a parer mio prima di Ascoli. Come diceva un vecchio dirigente sportivo, non potendo cambiarne venti, devo purtroppo cambiarne uno. Non è il solo e forse nemmeno il principale responsabile, ma non esiste un modo diverso.