Walter Mazzarri ha rilasciato un’intervista dove parla della sua carriera, dal famoso -15 della Reggina fino all’Europa con la Sampdoria…
L’ex allenatore, tra le altre, della Sampdoria Walter Mazzarri ha rilasciato una lunga intervista a proposito della sua carriera e delle sue avventura professionali. Il tecnico ha anche parlato del calcio che gli piace vedere adesso e la tipologia di gioco che è più vicina al suo modo di vedere questo sport.
Ecco alcuni estratti dell’intervista rilasciata al direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni:
Il calcio ti ha restituito tutto quello che gli hai dato?
Un po’ di meno, un po’ di meno, ma la colpa è mia, non di altri: quando stai in un mondo come il nostro non devi pensare solo a fare l’allenatore, non basta far rendere i giocatori per poi trascurare i rapporti. A 62 anni mi rendo conto che hanno ragione quelli che, magari non conoscendomi, mi considerano antipatico. Ecco, credo di aver pagato un po’ troppo i miei atteggiamenti, la mia ritrosia. Come si dice adesso? Scarsa empatia.
Oggi, qual è il calcio più vicino al tuo ideale?
Il Napoli di Spalletti, beh, quello piace a tutti, io il 4-3-3 non ho mai potuto farlo perché non avevo i giocatori adatti. L’anno scorso il Napoli ha trovato un’alchimia incredibile. Ha fatto un calcio bello, bellissimo. Il 4-3-3, con tutti i movimenti delle catene di destra e di sinistra, i terzini che, a volte, invece di allargarsi costruivano da dentro. Insomma, tante novità e il Napoli le ha assimilate meglio di altri. Sia chiaro, anche Pioli col Milan ha mostrato cose nuove: faceva impostare i terzini da dentro e allargava le mezzali, gli esterni.
Il pensiero ai tempi in blucerchiato
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La carriera parla per me. Ecco perché, non essendo rimasto tanto simpatico, purtroppo anche a qualche giornalista, non ho avuto quello che meritavo. Ho fatto tre anni alla Reggina, quando arrivai stava per non iscriversi al campionato, cambiammo dodici giocatori dopo la prima di campionato e ci salvammo con tre giornate d’anticipo. Il secondo anno, altri problemi economici, mancavano i soldi per l’iscrizione, venduti tutti, conservammo la categoria. L’ultimo anno la ciliegina sulla torta: dal -15 hai visto come andò a finire. In tre anni risanammo la società. Questi sono dati. Lo stesso è accaduto alla Sampdoria, presa che era dodicesima, arrivammo subito in Europa, si fece una finale di Coppa Italia, valorizzando giocatori come Maggio e Pazzini.