L’ex ct della Nazionale e giocatore della Sampdoria: “I campionati vanno ultimati, non si possono cancellare i risultati acquisiti: i verdetti devono arrivare sul campo. Giusto ricominciare in sicurezza, ma servirà unità di intenti, come abbiamo avuto noi al Mondiale 2006”
Marcello Lippi, 70 anni appena compiuti, ovviamente in quarantena. Ma l’ironia tagliente del toscanaccio non si smorza maI: “Parafrasando Jean Paul Belmondo, dico che per la 22esima volta compio 50 anni”.
Il tecnico viareggino intervistato da Libero dice la sua sulla situazione generale: “Bisogna rispettare le regole e resistere ma capisco le persone che sono al limite della sopportazione. Non vedono miglioramenti né prospettiva. C’è chi perde il lavoro, le imprese non sanno se potranno riaprire. E stai tutto il giorno in casa a pensarci: è dura. Conosco bene la Cina, avendoci vissuto tanto per lavoro. Lì hanno domato il focolaio, ma ora hanno il problema dei contagi di ritorno dall’estero. Mi hanno detto che dovrebbero essere 400-500”.
L’ex ct azzuro ha le idee chiare se riprendere a giocare: “È logico che chi vive un’annata negativa vedrebbe di buon occhio lo stop alla stagione. Al contrario la pensa chi ha fatto cose eccezionali. Ma se la scienza ci permetterà di tornare in campo, il calcio deve farsi trovare pronto. Non sono d’accordo con la chiusura anticipata dei campionati, non si possono cancellare sei-sette mesi di risultati. I campionati devono finire, i verdetti devono arrivare sul campo. L’unica cosa importante è ripartire in sicurezza. Si finisce a ottobre? Quindici giorni di vacanza e si torna in campo. Altrimenti saremo sommersi di ricorsi al Tar che bloccheranno anche la prossima stagione.”
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Ovviamente il pensiero va anche al mondiale vinto nel 2006 e all’idea di ritrasmettere in tv l’impresa dei suoi azzurri nel periodo iniziale della quarantena:
“È stata una grande idea, anche riproporre quelle di Spagna 1982. Quelle due vittorie hanno trasmesso agli italiani coraggio e unità. Non è vero che quei gruppi vinsero grazie al caos, vinsero perché eran forti, compatti. Altrimenti si sarebbero sciolti come neve al sole. E questo è stato un messaggio fantastica a una nazione che deve lottare“.
E non poteva mancare una chiosa sull’attuale gestione di Roberto Mancini:
“Mi piacciono i giocatori che chiama. Zaniolo, Tonali, Castrovilli, Barella interpretano il calcio che amo: aggressivo, in accelerazione, con palla e senza palla, con le punte che attaccano gli spazi. E mi piace la filosofia di gioco del ct, intraprendente. La squadra deve fare quello per cui si allena in settimana, non quello che le consente l’avversario”.
Ancora buon compleanno Marcello, che peccato non averti avuto sulla panchina della nostra Sampdoria...
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