La Sampdoria è come la Divina Commedia. C’è chi va in Paradiso, chi resta in Purgatorio e chi della squadra di Pirlo va all’Inferno…
Amici blucerchiati, amici sportivi, habitué di ClubDoria46, eccoci alla seconda parte della nostra rassegna dantesca su questo scorcio di 2023 che va agli archivi.
Nella precedente disquisizione abbiamo collocato tanti ragazzi in Paradiso. Proprio tanti, perché tra di loro ci sono le tante migliaia di cuori blucerchiati che stanno facendo un’enormità (pensiamo solo al rinnovo del repertorio) per sostenere i loro beniamini, a Marassi e in trasferta.
Adesso vediamo chi deve guadagnarsi il Paradiso attraversando il Purgatorio, espiando le pene più o meno gravi meritate sul campo di gioco.
…e ho già deciso che all’Inferno non mando nessuno: “la maglia blucerchiata è bella da morire”, e finisce per sanare anche le colpe più serie.
Tra i difensori, va in Purgatorio Daniele Ghilardi. Ha fisico e muso, ma tende spesso all’imprecisione: nel posizionamento (spesso dietro e non davanti, si fa condurre e non conduce), nello stare addosso all’avversario (infilati un po’ ‘ste ca…volo di mani… altrove), nello sbagliare il tempo. Però è giovane, sta imparando, e lo lasciamo sbagliare in pace.
Stojanovic e Barreca sono tra quelli nella terra di mezzo: spesso all’altezza del compito, una certa fragilità ne ha limitato fino ad adesso l’impiego.
Da rivedere con continuità Benedetti: è un ragazzo molto interessante, con caratteristiche di passo e da incursione che non hanno riscontro nella rosa.
Matteo Ricci ha tanto Purgatorio da scontare: da un giocatore con il suo pedigree ci si attendeva ben di più, sia in cabina di regia, sia come personalità. Forse la nota più stonata.
Girelli e Askildsen hanno convinto poco, ma per motivi diversi. L’ex lecchese si danna parecchio, corre, sgomita, scavalla, ma dà sempre l’impressione di trovarsi lì (ovunque sia il “lì”) per caso. Se le partite fossero vasche a stile libero sarebbe sempre tra i migliori. Purtroppo, ogni tanto il pallone va colpito… Il norvegese, invece, non ha mai convinto in blucerchiato. Da quel suo gol al Milan alle tantissime panchine con Ranieri (non poteva essere un caso), fino ad oggi il suo apporto è stato, nella migliore delle ipotesi, impalpabile. Sospendiamo il giudizio, perché dopo la rinascita di Vieira tutto è possibile.
Panada, invece, non è mai entrato neanche nelle rotazioni. Peccato, perché di lui si sentiva parlare bene. Troppo acerbo per questi palcoscenici?
Giudizio sospeso per Andrea Conti (se stesse bene…) e Malagrida, che qualcosa di buono lo aveva fatto intravedere lo scorso anno. Troppa lontananza dal campo per potersi esprimere.
Sampdoria e la Divina Commedia: nessuno va all’Inferno!
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Purgatorio di crescita per Delle Monache. Dico la verità, mi sarei aspettato di più. Uno di quei diciottenni che quando entrano cambiano il corso della partita, e poi anche della storia. Uno di quei trequartisti che sono una costante storica della Sampdoria. Ha giocato poco, verissimo, e forse non è nemmeno facile la sua collocazione nel 4-3-2-1. Ma non ha mai rubato l’occhio nei minuti in cui è rimasto in campo. E da uno con le sue caratteristiche ci si attende proprio questo: l’estetica funzionale alla pratica.
Lo stesso difetto palesato da Verre, con una non secondaria aggravante: stiamo parlando di un giocatore di esperienza e di qualità, uno che dà del tu al pallone, ha colpi e accelerazioni, sa concludere. Eppure termina il girone d’andata senza reti (dieci diversi marcatori, non pochi, ma lui non è tra questi) e con rari acuti.
Niente di che nemmeno davanti: De Luca è l’attaccante più funzionale al gioco di Pirlo, perché ha fisico e sa prendere posizione. Vede poco e male la porta, difetto mica da ridere per un attaccante centrale. A sua scusante una lunga assenza per infortunio.
La Gumina, invece, è quasi sempre stato a disposizione, ma non ha inciso. Non è il tipo di attaccante che fa reparto da solo: forse in coppia con uno più fisicato (tipo De Luca) potrebbe far valere al meglio i colpi che ha, e che esistono, al di là delle facili ironie, come ad esempio stop e girata nello stretto.
Ntanda è sicuramente rivedibile, e anche presto. Le poche volte che è stato chiamato in causa ha dimostrato fisico, tecnica, rapidità e capacità di rientrare. Mi piacerebbe usare il “ne sentiremo parlare”, ma è un modo di dire abusato e che non sempre risponde a realtà. Non vorrei portare rogna…
Chi invece sarebbe da rivedere, ma chissà se succederà, è Lemina. Lanciato senza protezione nel concitato finale di Sampdoria Venezia, il figlio d’arte si è arrotolato su sé stesso e non si è più ripreso. Peccato.
In Paradiso, sempre, Ravaglia, non so come collocare la dirigenza. Il Paradiso il duo Radrizzani-Manfredi se lo è conquistato liberando finalmente la Sampdoria da un incubo che sembrava non finire mai.
Qualche scelta, in uscita (prima) e in entrata (poi), poteva essere gestita meglio, persino nella gabbia normativa che tutt’ora avvolge la società: forse si sarebbe potuto risparmiare qualcosa e ottenere risultati migliori.
Gennaio sarà un banco di prova importante: non tanto “quanto” si spende, ma “come” lo si fa. La nostra gente sta già comunque apprezzando.