L’ex centrocampista della Sampdoria Graeme Souness ha raccontato i motivi per cui ha scelto di trasferirsi a Genova dopo il Liverpool.
Dopo la finale di Champions League con la maglia del Liverpool, Graeme Souness centrocampista scozzese si trasferì in Italia, precisamente a Genova per giocare con la Sampdoria.
La sua esperienza in blucerchiato iniziò nel 1984 e finì nel 1986, due stagioni con cinquantasei presenze condite da otto goal segnati in maglia blucerchiata.
Nel corso della sua esperienza a Genova, il centrocampista scozzese conquisto una Coppa Italia nella stagione 1984-1985. Dopo la carriera da giocatore per lui si apri quella da allenatore dove è tornato anche in Italia per fare il direttore tecnico del Torino. Ma soprattutto per lui ci fu anche la possibilità di tornare a Liverpool in veste di allenatore dove aver portato al successo la squadra da giocatore.
Sampdoria, Graeme Souness due stagioni in blucerchiato
Sampdoria, Graeme Souness racconta il trasferimento a Genova. Le parole
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Intervenuto ai microfoni di TRT World l’ex centrocampista scozzese della Sampdoria ha raccontato il motivo per cui ha scelto di trasferisci in blucerchiato. Ecco le sue parole:
Non fu una questione di pensare di poter ottenere tutto. Avevo 31 anni, l’apice della mia carriera, ero capitano della Scozia e capitano del Liverpool. A quel tempo tutti i migliori giocatori del mondo andavano in Italia. C’era Maradona, c’era Zico, Platini. Tutti i migliori calciatori del mondo. Potevo moltiplicare il mio stipendio molte, molte volte. E mi attirava la sfida di giocare contro i migliori. Ho abbracciato lo stile di vita italiano e ho trovato il calcio un po’ più facile che in Inghilterra. Il gioco italiano, a quel tempo, prevedeva che i giocatori si abbassassero al limite dell’area e difendessero la propria area. Mentre in Inghilterra e in gran parte del mondo il gioco era ancora sulla metà campo. In Italia invece potevo ottenere un passaggio dai miei difensori, girarmi senza alcuna reale pressione e fare passaggi in avanti. Quindi in realtà trovavo più facile giocare lì.
Quegli anni il campionato Italiano era pieno di campioni era uno spettacolo assistere alle partite e vedere in campo gente di quel calibro calcare i campi più prestigiosi della Serie A.