All’Olimpico tributo per Eriksson prima di Lazio-Sassuolo, Roberto Mancini non ci sarà a differenza dell’omaggio al Ferraris. Ma dice: “Sono vicino a tutti”
Lo stadio Olimpico di Roma, sponda Lazio, riabbraccia Sven-Goran Eriksson. Il tecnico dell’ultimo scudetto biancoceleste ritrova i suoi vecchi tifosi in modo simile a come ha fatto, venti giorni prima, al Luigi Ferraris, con la Sampdoria che gli ha organizzato un omaggio d’onore commovente prima della gara contro la Reggiana.
Questa volta, come a Marassi, ci saranno suoi vecchi giocatori del periodo laziale ad accoglierlo, tra cui anche il vice allenatore blucerchiato, Roberto Baronio. Ma, a differenza di quanto avvenuto il 5 maggio con la Sampdoria, mancherà uno dei più iconici giocatori di entrambe le esperienze di Eriksson: Roberto Mancini.
Tra i trascinatori di quella Lazio capace di vincere, 24 anni fa, l’ultimo campionato della sua storia, Bobby gol è stato presente al Ferraris. Anzi insieme al presidente della Sampdoria, Matteo Manfredi, è lui che ha accompagnato Eriksson sotto La Sud, gli ha tenuto la mano alzandola al cielo in segno di vittoria. E’ con lui che il tecnico svedese ha guardato e ascoltato “Lettera da Amsterdam” a bordocampo.
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Ma a Roma questo non potrà farlo. Mancini non raddoppierà il suo omaggio a Eriksson, perché, purtroppo, impegnato in Arabia Saudita con la Nazionale di cui è ct. Sulle colonne del Messaggero, però, Bobby gol ci ha tenuto a mandare un messaggio al suo vecchio allenatore e ai tifosi della Lazio, assicurandoli che spiritualmente sarà vicino a loro nei momenti dell’abbraccio:
Purtroppo non potevo venire all’Olimpico per impegni della mia Nazionale, ma sono vicino ad Eriksson e a tutti i tifosi laziali, che invito ad essere calorosi con il tecnico che li ha resi felici. Sven è una persona speciale e la gente lo ha capito: ovunque è stato ha ricevuto soltanto amore, a dimostrazione che non è stato solo un grandissimo tecnico ma è anche un grande uomo, che si fa apprezzare per la sua gentilezza e la sua onestà d’animo. E’ consapevole dei rischi checomporta la sua malattia ma ora non ci pensa, vive la sua vita sostenendosi con l’amore della famiglia e dei tifosi di tutte le squadre che ha allenato