Claudio Nassi ha costruito, insieme a Paolo Mantovani, la Sampdoria che ha conquistato l’Italia: ecco la ricetta per tornare subito in Serie A
La Sampdoria ha iniziato male, malissimo il suo campionato, con soli due punti raccolti in cinque partite. Nulla, però, è ancora perduto. Anche nel 1982, quando alla presidenza c’era Paolo Mantovani con Claudio Nassi direttore sportivo, la squadra partì male per poi arrivare, comunque, in Serie A.
Proprio Nassi all’edizione genovese de La Repubblica, ha commentato quanto successo 42 anni fa. Nell’anno che riportò la Sampdoria in A:
Era una stagione particolare, avremmo vinto già il campionato precedente, se il presidente fosse stato in Italia e non in Svizzera per questioni personali. Non ero amato e il bersaglio era diventato l’allenatore Riccomini, che avevo scelto. Quando iniziò la stagione, dissi all’amico Enzo che non poteva restare alla Samp, non ero in grado di difenderlo. Fu messo in difficoltà in ogni modo e alla quinta si decise di separarci. La formazione, costruita per vincere il campionato, valeva come organico una media Serie A, prese poi il suo passo e centrò la promozione. Avevamo tutto per salire e continuare a costruire una squadra dalle grandi ambizioni.
Sampdoria, Claudio Nassi: serve unione
Sampdoria, Claudio Nassi: ecco cosa serve per andare in Serie A
LEGGI ANCHE Sampdoria, goal subiti ed espulsioni: troppi errori nei primi minuti. Il dato
Vincere a Genova, secondo Nassi, è più difficile rispetto ad altre città. Per trionfare in Serie B bisognerebbe avere già una squadra da Serie A perché la pressione, in una piazza importante come questa, è più alta:
Per primeggiare devi avere una squadra da Serie A, non basta un gruppo sufficiente a vincere il campionato a Cremona. C’è più pressione, altra stampa, servono calciatori con grande personalità. L’esperienza mi dice questo.
Nel 1982 c’era Nassi, ora Pietro Accardi. Il ds di quei tempi ricorda la mole di lavoro per organizzare la squadra, i trasferimenti, ma conferma l’importanza di avere un presidente tanto presente come Paolo Mantovani. Il suo ritorno fece cominciare un cammino che portò fino allo scudetto del 1991, fino alla finale di Goteborg del 1990:
Andavo dritto per la mia strada, lavoravo 18 ore al giorno, non mi ricordavo neppure dove avevo lasciato la macchina quando uscivo dalla sede. Vivevo in funzione di società e squadra, ma la presenza costante del presidente indispensabile. Quando Paolo Mantovani tornò, cominciò un cammino eccezionale, non per caso. Era destinato a essere il numero uno del calcio italiano. A Goteborg, nella finale di Coppa Coppe con l’Anderlecht nel 1990, aveva Johansson (presidente UEFA) alla destra, Matarrese (FIGC) a sinistra e alle spalle Nizzola (presidente Lega). La Sampdoria era più forte in campo e fuori dell’Anderlecht.
Cosa serve per la Serie A? Nassi non ha dubbi. E’ l’unione che fa la forza. L’unione di squadra, società e tifoseria. Ai giocatori, seppur forti, serve una società solida e presente alle spalle:
Serve esser ancora più uniti, società, squadra, tifoseria. I momenti di difficoltà esistono, serve impegno e cercare di sbagliare il meno possibile. Devi contare politicamente per prevalere anche in campo e essere sempre presenti nei posti giusti con i “padroni del vapore”. È un lavoro che non fa dormire, non c’è tempo. Non basta comprare dei giocatori forti per avere una squadra forte, serve una sosocietà alle spalle.