La Sampdoria di Palermo? Diversa da quella vista dall’allenatore. Io ho visto un’altra partita. E nessuno indossava la tuta da operario…
Probabilmente ho visto un’altra partita. Forse ho sbagliato canale Dazn. Magari ho semplicemente confuso le maglie. Noi vestivamo quella rosa, gli altri, i nostri avversari con una maglia da “ciclisti” bellissima. La più bella al mondo. Si, mi devo essere confuso. Per forza. Non ci può essere altra spiegazione.
Perché io ho visto una squadra attaccare, provare a vincere. E non era la Sampdoria. E un’altra incapace di fare due passaggi, avere un’idea di gioco. Una squadra Incapace di tirare in porta. Ho visto un’altra partita? Non credo. Per niente.
Chi era collegato con un altro stadio probabilmente è chi siede in panchina oggi. che apprezza il modo con cui è arrivato il punto di Palermo. Un punto che apprezza per lo «spirito visto, la squadra è stata operaia, ha battagliato, si è sacrificata, ha sofferto, quello che voglio vedere sempre».
Quello che vuole vedere sempre? No ti prego. Basta. Basta davvero. Il punto di Palermo era la cosa peggiore che ci potesse capitare. Perché non serve a niente. Perché si allunga solo la nostra agonia con un allenatore che ha capito poco della Sampdoria. Poco dei suoi giocatori. Poco di calcio. Perché dire, e immagino pensare, certe cose significa non avere un contatto con la realtà.
Sampdoria in tuta da operaio? Ora pensiamo al Sassuolo passando dal Catanzaro
Sampdoria, io ho visto un’altra partita. E nessuno indossava la tuta da operario…
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Poche volte mi sono schierato così fortemente dall’altra parte. Ma a tutto c’è un limite. E il limite è dover riconoscere anche i propri limiti. Limiti che possono essere non tutti derivanti da sue colpe. Perché lui prima non c’era, perché la squadra l’ha costruita Pietro Accardi. E quindi ci sono degli alibi se vogliamo. Ma bisogna essere realisti e non prendere in giro i tifosi. Tra questi mi ci metto anch’io ora.
Un punto che fa male. Perché non cambia niente. In classifica (che peggiora), nel gioco (mai esistito), nella consapevolezza che continuando così non si va da nessuna parte. E invece la Serie A doveva essere un obiettivo non solo a parole.
Nemmeno il cambio di modulo ha portato a qualcosa di buono. Perché Lorenzo Venuti ha sofferto (mai così male), perché Melle Meulensteen non ha giocato un pallone. Poi peché Estanis Predrola non ha ancora un tempo di gioco nelle gambe. E perché Antonino La Gumina deve andare a giocare con la squadra Primavera. Forse lì farebbe la differenza. E ne ho citato solo quattro. Potevo citarne altri cinque. Perché gli unici che si salvano sono per una volta Marco Silvestri e Alex Ferrari.
Ora sotto con il Catanzaro. Sotto a chi tocca. Con o senza Massimo Coda? Io non lo rischierei. Ma io sono io. E chi comanda questa squadra sono altri due. La gara da vincere (si certo lo sono tutte) è quello di Sassuolo. È quella contro Fabio Grosso. Una prova di forza che dobbiamo superare. Sennò anche con i tre punti contro Iemmello e company la fabbrica della Serie A rimarebbe lontana. Troppo distante per noi…