Claudio Borghi avrebbe potuto giocare alla Sampdoria con Luca Vialli e Roberto Mancini: a fermare tutto Silvio Berlusconi
Claudio Borghi è stato un fantasista straordinario. Ha incantato con gli Argentino Juniors, ha vinto il mondiale con l’Argentina nel 1986, ma in Italia non ha avuto la stessa fortuna che in patria. Troppo diversi i ritmi del calcio della Serie A degli anni Ottanta rispetto a quelli oltreoceano per fare bene. E pensare che sarebbe potuto anche essere un giocatore della Sampdoria.
Lo ha raccontato lui stesso alla Gazzetta dello Sport. Nel 1988 si potevano avere solo tre stranieri e il Milan, che deteneva il suo cartellino, aveva già Rijkaard, Van Basten e Gullit, lo doveva vendere. A fermare tutto, però, fu Silvio Berlusconi:
Sacchi aveva le sue idee. La mia avventura finì là. Si fede avanti la Sampdoria di Vialli e Mancini, mi sarebbe piaciuto giocare con loro. Ma Berlusconi non voleva cedermi a un club italiano così mi diede in prestito al Neuchatel in Svizzera. imasi un anno, poi pensai che era meglio tornare in Sudamerica e firmai per il River Plate.
Sampdoria, il retroscena di Claudio Borghi
Sampdoria, Claudio Borghi: mi sarebbe piaciuto giocare con Luca Vialli e Mancini. Ma Berlusconi…
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Ma come è arrivato Borghi in Italia. Nel 1987 Berlusconi sborsò 3,5 miliardi di lire, ma fu costretto a mandarlo in prestito al Como per la regola dei due stranieri, in vigore quell’anno:
All’epoca si potevano tesserare due stranieri, c’erano già i due inglesi Wilkiins e Hateley. Il Milan mi girò al Como, ma si pensava solo a difendere. Non mi intendevo con Agroppi e poi con Burgnich.
Intanto ai club italiani viene concesso il terzo straniero. Al Milan, nel 1987, sono arrivati anche Van Basten e Gullit. Ci sarebbe spazio anche per lui, ma con Sacchi e Rijkaard finì la ua brevissima avventura in Italia:
Era andato via Liedholm, mi ero allenato con Capello, di cui ho ancora un bellissimo ricordo: mi fu molto vicino. Con lui giocai il Mundialito. Poi arrivò Sacchi e il Milan prese Gullit e Van Basten.