Giovanni Invernizzi è tornato a parlare di Sampdoria, del suo ruolo nel Cda di Ferrero congeniale alla cessione a Vialli
A Gradinata Sud Giovanni Invernizzi parla dei suoi oltre trent’anni passati a Genova, con la maglia della Sampdoria indosso. Parla anche del suo ruolo nel Cda voluto da Massimo Ferrero. Un CdA costruito per consegnare la società nelle mani di Gianluca Vialli.
“Mi era stato chiesto da parte del presidente di entrare a far parte del CdA della Sampdoria, avevo preso qualche informazione e mi sembrava costruito per preparare una cessione. Io non avendo competenze tecniche avevo dato la mia adesione, pensavo di dare una mano alla società attuale e magari a una nuova società che stesse entrando. Poi questo non si verificò, forse nessuno saprà mai la verità. Per me è stata comunque un’esperienza importante perché ho conosciuto professionisti validi, tra i quali mi fa piacere ricordare Praga e Repetto, anche grandi tifosi sampdoriani. Ci eravamo prestati per dare il nostro contributo a un eventuale passaggio di proprietà”.
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Sampdoria, Invernizzi, nel Cda per cessione a Vialli
L’ex giocatore della Sampdoria dell’epoca d’oro, poi allenatore della Primavera e responsabile del settore giovanile, stesso incarico ricoperto ora nello Spezia, ha deciso di parlare del futuro della club con o senza Gianluca Vialli.
“Se ero l’uomo di Vialli nella Sampdoria? Io mi sentivo l’uomo della Samp che in quel momento doveva dare il meglio. Luca lo sentivo come ci sentiamo adesso, anche con gli altri compagni, la sua grande intelligenza e delicatezza hanno fatto sì che non mi mettesse mai in difficoltà e non chiedesse cose particolari. Ero l’uomo di una società che poteva poi passare la mano ad un’altra. Sapere che, anche se non era ufficiale, ci fosse dietro Luca, mi fatto dire sì ad aderire a questa situazione”.
Su un possibile ritorno di fiamma di Vialli, Invernizzi ha commentato:
“Non lo so, rimango a quella che è la dichiarazione fatta recentemente dove dice che il suo sogno è fare il presidente di una squadra di calcio. Da sampdoriano rimango a quello che può essere il pensiero di tutti: a oggi c’è questa società che sta facendo bene ed è giusto lasciare lavorare chi c’è”.