La Sampdoria di Sir Claudio cresce, vince l’Inter, può puntare in alto. Secondo La puntina di Massimiliano Lussana il teorema è perfetto…
Il primo teorema di Sir Claudio funziona perfettamente anche questa volta.
Dice il teorema: quando la Sampdoria deve fare la partita fa sempre più fatica; quando si trova di fronte una “grande” o una presunta tale e quindi può pungere con ripartenze velocissime e approfittare delle praterie aperte dall’altra squadra, non solo la Sampdoria va a segno, ma gioca anche bene o, come con l’Inter, molto bene.
Se poi la prova del nove è lo sguardo di Antonio Conte, fermato dopo otto vittorie consecutive fa anche più piacere.
Diciamo subito, con grande onestà intellettuale, che avrebbe potuto andare in tutt’altro modo questa serata e che il primo artefice di un pomeriggio così dolce e piacevole è Emil Audero.
Il rigore per il mani di Thorsby è netto, il tiro di Alexis Sanchez, che sostituisce Lukaku all’inizio della partita, non è irresistibile, Audero para bene e i blucerchiati sono anche fortunati perchè sulla ripresa la palla scheggia la traversa.
Ecco, fosse partita subito sotto – da 0-1 – non saremmo qui a raccontare di questa immensa Sampdoria che, da quel momento in poi, inizia a macinare gioco e gol: a un certo punto, sembra che il rigore sia per la Sampdoria questa volta, ma il Var sancisce giustamente che il fallo di mano in questione è abbondantemente fuori area.
Sampdoria, il raddoppio è una meraviglia
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Poi arriva il rigore vero, per la Sampdoria stavolta, con Candreva e poi il raddoppio che è una meraviglia di gol: Damsgaard firma la più bella azione dell’anno, con un dribbling che è quasi uno spot per il gioco del calcio, e per Keita è quasi un gioco buttarla dentro.
Qui, addirittura, la Sampdoria meriterebbe il 3-0, ma è a questo punto che la partita gira, come spesso capita alla Samp e come altrettanto spesso capita all’Inter.
Invece, arriva il 2-1 con il gol di De Vrij – e un Colley suo marcatore diretto che non salta nemmeno di un centimetro in mezzo all’area – e l’Inter va vicinissima al pareggio con un altro intervento decisivo di Emil Audero che quest’anno non sta sbagliando nulla.
A quel punto, complice l’ingresso di Lukaku, inizia un vero e proprio assedio nerazzurro (oggi in verità l’Inter gioca con la maglia nera e grigia a strisce orizzontali con gli inserti gialli) con Handanovic che spesso resta addirittura sulla sua tre quarti per far ripartire l’azione dell’Inter e la Sampdoria che quasi non riesce più a uscire dalla sua metà campo.
La Sampdoria di Ranieri più forte dell’Inter
Sampdoria, il teorema di Sir Claudio funziona
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Su Marassi e sul Ferraris, dove si gela, piove dall’inizio alla fine della partita, praticamente non ha mai smesso, a tratti ha anche grandinato e il campo è pesantissimo, una risaia indegna della serie A.
E a questo punto vale la pena di sollevare il caso del Ferraris perchè, sinceramente, così pesante, allentato, brutto, non lo si vedeva da anni.
Nelle aree di porta, in particolare quella sotto la Sud, si fermano veri e propri acquitrini, un pantano inguardabile e spesso ingiocabile.
E si ripete in continuazione una scena che, fra tutti i campi della serie A, si vede spesso solo a Genova: decine e centinaia di piccioni che si muovono in gruppo da una porta all’altra, come fossero un popolo migratore. In qualche modo è qualcosa di affascinante, ma difficilmente compatibile anche in questo caso con il calcio di serie A o dei maggiori campionati europei.
Ma, per l’appunto, è il giorno dell’epica. E quindi la Sampdoria è più forte dell’assedio dell’Inter. Più forte dell’ingresso di Lukaku, della pioggia e del campo ridotto ad acquitrino e anche dei piccioni. Più forte di tutto.
Resistente anche delle critiche (che ripeterei, perchè non sono solito cambiare idea sulle partite precedenti a seguito delle successive) di gioco non esaltante visto negli ultimi tempi, ad eccezione della partita con il Sassuolo.
E, particolare non da poco, la Sampdoria per la prima volta oggi traccia il solco rispetto a quelle che stanno dietro: tre punti sul Bologna che è il primo che rischia ancora qualcosa, nove sulla zona rossa dove si retrocede. E’ tanta roba.