Bellissimo gesto dell’attaccante della Sampdoria Keita Baldè: ha pagato la costruzione di una moschea nel villaggio d’origine dei genitori in Senegal.
Il calcio è uno sport che sa regalare e raccontare tante belle storie, soprattutto di uomini e donne che credono tanto in un sogno da renderlo vero. Anche di chi riesce a salvarsi dalla fame e dalla miseria grazie alla passione per il pallone, che con un po’ di fortuna può diventare un mestiere. Una di queste belle storie porta il nome di Keita Baldè, l’attaccante della Sampdoria, ed è ambientata in Senegal.
Perché il bomber, in questo momento sospeso tra Monaco e Sampdoria, è nato ad Arbucies, in Spagna e lì è cresciuto. Ma i genitori sono originari del Senegal, più precisamente di un villaggio che si chiama Pilapithian. Da lì sono arrivati in Spagna e si può dire che da lì è partita la carriera di Keita, una persona che non ha mai dimenticato le sue origini e che sa di potersi ritenere fortunata.
Il piccolo grande gesto di Keita: così l’attaccante della Sampdoria ringrazia il suo paese
Sampdoria, Keita non dimentica le sue origini: il gesto dell’attaccante per il suo Senegal
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Infatti Keita, che in questi giorni è in ritiro con la nazionale di calcio del Senegal, ha deciso di ripagare ancora una volta la terra d’origine dei suoi genitori. Aveva già finanziato la costruzione di una scuola proprio a Pilapithian, nel dipartimento di Vèlingara. Ma ora ha fatto edificare interamente a sue spese una moschea per gli abitanti del luogo. Un gesto di grande cuore del campione della Sampdoria, che ha pagato ben 32.000.000 franchi CFA, equivalenti a 50.000 euro.
Un gesto di profonda generosità e gratitudine del fratello di Ibou Baldè (anche lui giocatore alla Sampdoria), che ha voluto ripagare con un edificio di culto importante quelle persone nel suo Senegal che non hanno avuto le sue stesse opportunità. A dimostrazione di un legame forte tra Keita e Pilapithian nonostante il bomber non sia nato lì.
La moschea verrà inaugurata l’11 giugno e sarà il lieto fine di un’altra bella favola calcistica: perché, come diceva Cesare Pavese, “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. E dato che Keita non ha mai dimenticato Pilapithian, ha deciso di lasciare qualcosa di suo, così come quel paese ha lasciato un segno dentro di lui.