Sampdoria, Stankovic è l’ultima firma di Ferrero o la prima del suo ritorno? La puntina di Lussana prova ad analizzare la scelta del tecnico.
Proviamo ad astrarci per un attimo dalla scelta di Dejan Stankovic come allenatore della Sampdoria, ufficializzata dopo una lunga attesa con il comunicato ufficiale sul sito della società, arrivato oggi alle 11,54: “L’U.C. Sampdoria dà il benvenuto a Dejan Stankovic in qualità di allenatore responsabile della prima squadra fino al 30 giugno 2023 con opzione fino al 30 giugno 2024.
Al tecnico e al suo staff un buon lavoro e un sincero in bocca al lupo da parte del presidente Marco Lanna, del Consiglio di Amministrazione e di tutta la società”.
Personalmente penso sia una buona scelta, uno che mette al muro i giocatori, un Sinisa in sedicesimo, rispetto a uno spogliatoio che la folle scelta di Giampaolo (un milione e tre netti per due anni e mezzo direbbero le carte che io non ho visto, il sesto/settimo ingaggio della serie A) ha trasformato in una sorta di via di mezzo fra un budino è una panna cotta. Comunque nemmeno alla frutta, all’ammazzacaffè.
Personalmente mi avrebbe molto intrigato Daniele De Rossi, “raccomandato” da Vialli e Mancini, e ipotizzato da Daniele Faggiano, visto che che “capitan Futuro” quest’estate insieme a Kolarov ha studiato alla corte di Guardiola, che è il migliore di tutti per distacco.
Così come mi sarebbe piaciuto Aurelio Andreazzoli, straordinaria persona e grande allenatore, che a Empoli in B dimostrò che si può subentrare e trionfare.
Così come avrei compreso benissimo un D’Aversa bis, anche semplicemente per motivi di bilancio e di confronto col successore. Se la Sampdoria è in serie A lo deve solo a Roberto D’Aversa e non al suo successore chiamato dal duo Osti-Romei il giorno del loro ritorno (il giorno del loro ritorno!).
Invece avrei ritenuto un grande errore il ritorno di Claudio Ranieri, dopo la pessima esperienza al Watford, ma soprattutto per il rapporto fra ciò che costa e ciò che rende in termini di valorizzazione di calciatori.
E, insieme a Ranieri, l’eventuale arrivo di Iachini, non a caso evocati entrambi da coloro che vivono di passato e di album delle figurine, meglio se senza guardare le partite e il calcio.
Insomma, Stankovic non era in vetta alle mie preferenze, ma ci può stare.
Il problema è un altro.
Il problema è ciò che sottintende Stankovic.
Perché, come abbiamo raccontato al Derby del lunedì, con Giampiero Timossi, che sa essere ferro o piuma e quando è piuma fa emergere tutta la sua notevole umanità, e con Gessi Adamoli, Claudio Onofri, Enrico Nicolini, Claudio Mangini, Thomas Skhuravy, Edoardo Cozza e la divina Elisa Gastaldi, è chiaro che Stankovic significa Ferrero che, come ho detto e scritto cento volte, non mi piace e non mi è mai piaciuto, nemmeno quando alcuni detrattori odierni lo dipingevano come “simpatico” e “capace di attirare l’attenzione di stampa e tivù nazionali sulla Sampdoria”.
Sampdoria, la scelta di Stankovic sottintende la presenza di Ferrero?
Stankovic, l’ultima firma di Ferrero o la prima del suo ritorno?
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Insomma, chi scrive lo criticava già allora, ma dato che cerco di essere onesto intellettualmente non posso non vedere i buoni risultati sportivi e gestionali dei primi anni, anche superiori al passato immediato, e certamente superiori ad alcune scelte successive: due anni e mezzo di contratto a quelle cifre, ripeto sesto-settimo ingaggio della serie A a leggere i giornali sportivi, a Marco Giampaolo (dico a Marco Giampaolo, non a Pep Guardiola) non li ha fatti Ferrero e anzi non mi stupirei se promuovesse a tal proposito una causa per danni nei confronti di chi ha firmato. Causa a mio parere assolutamente infondata, ma comunque emblematica del clima che si respira in casa Sampdoria.
Quando un caro amico mi ha segnalato di aver incontrato martedì Massimo Ferrero in treno, elegantissimo e con tanto di calzini blucerchiati, non ci ho messo un minuto a fare due più due, arguendo che il proprietario della Sampdoria (perché tale è) stava andando a fare un “dove eravamo rimasti?”.
E la ripresa era esattamente da dove aveva lasciato il giorno dell’arresto a dicembre: a Milano, con la stessa compagnia di Dejan Stankovic da lui scelto all’epoca per sostituire D’Aversa. Intendiamoci, l’esonero sarebbe stato ugualmente sbagliato, ma la scelta del tecnico serbo almeno avrebbe evitato l’incredibile e assurda operazione del Giampaolo bis.
Insomma, o la Sampdoria si vende in settimana o torna Ferrero con i pieni poteri.
Intanto regna il caos in società: è incredibile di come, di fronte a un esito ampiamente prevedibile come l’impegna partita con il Monza dopo l’assurda conferma di Giampaolo, che non avrebbe mai dovuto essere chiamato, ma con le due ultime settimane di tempo che gli sono state concesse sono state qualcosa di incredibile, nessuno avesse pronto un piano B, con l’annuncio del nuovo mister immediatamente dopo il triplice fischio finale.
No, addirittura è stato annunciato l’Interregno di Felice Tufano (ma come fosse una cosa seria, alla Palladino, e non la copertura della supplenza di questi giorni) e qualcuno ha pure asseverato la bufala, e lanciata ufficialmente la ripresa immediata lunedì a Bogliasco, salvo poi rettificare: “La Sampdoria tornerà a lavorare al “Mugnaini” di Bogliasco nel pomeriggio di martedì, quando comincerà a preparare la trasferta di sabato a Bologna”.
Grande è la confusione sotto il cielo blucerchiato.
Ma, a differenza di ciò che diceva Mao, non è un segno che la situazione è eccellente.