Aspettando il mercato di gennaio e qualche nuovo rinforzo per ora godiamoci la Sampdoria di Stankovic stile Mihajlovic…
Confesso di essere stato tra quelli ai quali il primo tempo di Bologna non è piaciuto. Confesso di essere stato tra quelli che, al rientro dagli spogliatoi, si è sentito impreparato, quasi inane davanti alla scelta di sostituire Gabbiadini – il primo nazionale italiano in maglia blucerchiata da fin troppo tempo – con il criticatissimo Leris.
Poi confesso anche di essere stato tra quelli che non pensava possibile uscire per l’ottava volta di fila dal Dall’Aea – il Dall’Ara, sarà che mal sopporto (eufemismo) quello stadio e quella tifoseria, non il Bernabeu – senza punti. Confesso, quindi, di aver tirato un sospiro di sollievo al triplice fischio del povero Piccinini (cognome per cognome, meglio Francesca). Confesso di aver pensato che, se la partita fosse durata ancora cinque minuti, la Sampdoria avrebbe vinto.
Però…
Però confesso anche di aver visto, nel secondo tempo, tanta determinazione quanta ne era apparsa nelle precedenti quattro gare, tanta applicazione quanta non se ne vedeva da tempo, e persino le copie decenti dei due terzini, cosa che hanno rilevato in pochi, e finalmente un Villar più a suo agio, tante occasioni da goal quante ne erano state totalizzate nelle prime otto partite di campionato (esagero un po’). E perciò mi dichiaro soddisfatto.
Se vogliamo passare ad un’analisi più attenta, parto dalla considerazione che il 4-2-3-1 è un modulo che a me piace molto. Ben di più – per dire – del 4-3-3 o del 4-3-1-2 caro al primo Giampaolo. È offensivo il giusto, non lascia troppo sola l’unica punta (a meno che non sia Caputo…), copre il campo in ampiezza e profondità e lascia poco spazio ai cambi di fronte avversari, vero tallone d’Achille del modulo giampaoliano.
Sampdoria: da Delio Rossi a Mihajlovic, da Giampaolo a Stankovic
Aspettando gennaio godiamoci una Sampdoria stile Mihajlovic…
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Tutto sta a vedere se in rosa abbiamo gli interpreti adatti. E qui mi rifaccio al primo anno di Mihajlovic sulla panca che fu di Boskov. Anche lui subentrò ad un integralista – Delio Rossi – e anche lui provò con il 4-2-3-1, guardando cosa avesse in magazzino. E funzionò. Nei tre a ridosso della punta, che inizialmente fu Eder, Gabbiadini si posizionò largo a destra, mentre Soriano venne per la prima volta schierato con regolarità in campo, arrivando alla Nazionale.
In altre parole, da quelle parti Manolo ha già giocato, e con profitto. Ricordo, ad esempio, una gran rete contro il Catania, a rientrare sul suo piede per il raddoppio definitivo. Inoltre è cosa saggia che nei tre a ridosso ci sia qualcuno che sa costruire – Sabiri e Djuricic – i quali, finora, hanno girato alternativamente: il marocchino, oppure il serbo. Giorno verrà che entrambi…
Dopodiché, il vero tema è che quel modulo penalizza Caputo, che prende un sacco di legnate, sbuffa come una locomotiva e arriva talmente spremuto da divorarsi l’occasione che avrebbe probabilmente fatto svoltare, da subito, il campionato blucerchiato. Sarebbe bastato un passo in più, e al 90° quello sarebbe stato goal.
Alternative? No. De Luca lo sarebbe, ma non sarà disponibile ancora per lungo tempo. Pussetto potrebbe essere provato lì, ma non è il suo ruolo. Si rischierebbe un Caputo-bis. Anche Quagliarella non andrebbe male, ma l’impressione è che non sia più in grado di reggere il ruolo di centro boa.
Non lancio proposte. Anzi, la creatività del primo Stankovic mi è piaciuta. Credo però che, forse, proprio il Manolo blucerchiato sia quello che, per caratteristiche, possa meglio interpretare il ruolo di punta avanzata del quadridente (tutti a parlare di tridente, ma qui gli attaccanti sono quattro, perbacco!). In attesa che, a gennaio – esattamente come nel 2014, quando rientrò Maxi Lopez e arrivò Okaka – la lacuna possa essere colmata.