Sampdoria, ti ricordi di…Birkir Bjarnason: il “vichingo” recordman della sua Nazionale che ha girato l’Europa, ama l’Italia ma a Genova…
Nella sua carriera, non ancora terminata, Birkir Bjarnason ha giocato a tantissime latitudini. Partito dai ghiacciai e vulcani d’Islanda, è arrivato persino a giocare alcuni mesi sotto il sole del deserto in Qatar. Un clima piuttosto insolito per un “vichingo“, soprannome che viene spontaneo vedendo questo ragazzo di 1,84 metri biondissimo e coi capelli lunghi. E anche una certa indole da battaglia in campo. Ma il centrocampista ha dimostrato in tutta la sua carriera grande spirito di adattamento, che lo ha portato a giocare in tanti campionati diversi: dal Belgio alla Svizzera, poi l’Inghilterra e la Turchia.
Nel mezzo un’esperienza in Italia, in due tornate, che lo ha visto vestire, per una stagione, pure la maglia della Sampdoria. Un’esperienza che all’inizio era carica di entusiasmo, soprattutto da parte sua, ma che è finita in un modo singolare e lasciando l’amaro in bocca. Fatta di aneddoti, dichiarazioni un pochino invecchiate male e qualche dimenticanza, la sua storia merita di essere ripescata.
Bjarnason, gli inizi: la gavetta in Norvegia, la parentesi in Belgio e il Pescara
Sampdoria, ti ricordi di… Birkir Bjarnason
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Bjarnason nasce il 27 maggio 1988 ad Akureyri, una cittadina di circa 17mila abitanti nel nord dell’Islanda. Il ragazzino con il sogno del pallone non può che cominciare qui, vicino a casa, dove il calcio non è ancora sviluppatissimo ma le premesse ci sono tutte. Tanto che proprio lui, in futuro, contribuirà a scrivere la storia di questo sport nel suo paese. Ma ci arriveremo. Cominciamo con il dire che i suoi primi passi Bjarnason li muove nelle formazioni locali del Thor e del Knattspyrnufélag Akureyrar. Però presto capisce che, per crescere professionalmente, ha bisogno di andare fuori da quell’isola dove è nato e cresciuto, inseguendo il suo sogno e magari, chissà, poi ritornare.
Ancora giovanissimo quindi si trasferisce in Norvegia, paese abbastanza affine culturalmente ma con già un movimento calcistico più solido. Qui completa le giovanili nelle squadre Austrått e Figgjo, per poi arrivare, a 18 anni, nel Viking, squadra più nota e blasonata. Comincia da qui la sua carriera di ragazzo promettente, se già a quest’età è presente in una partita dell’allora Coppa UEFA il 30 novembre 2005, a Sofia contro il CSKA. A credere in lui il tecnico inglese Roy Hodgson, quello che il centrocampista ha definito, ancora recentemente, il suo “maestro”. Per l’esordio nel campionato norvegese, in realtà, Bjarnason ha dovuto aspettare il 9 aprile 2006. In questa prima parte di avventura al Viking ha collezionato 25 presenze, divise tra Eliteserien e coppa nazionale.
Ma il ragazzo deve forse ancora crescere un po’. E lui, partito dalla dura e solitaria Islanda, della gavetta non ha paura. Nel 2008, da marzo a dicembre, viene girato in prestito al Bodø Glimt, club adesso noto per aver affrontato e sconfitto Milan e Roma nelle edizioni recenti delle Coppe Europee, ma allora era una squadra dove farsi le ossa. E lui se le fa: 22 presenze, 5 goal e un assist, quest’ultimo peraltro sfornato proprio durante la sfida al suo Viking. Che poi, dal dicembre 2008, se l’è ripreso pienamente.
Il “vichingo”, nella squadra che portava il suo stesso nome, colleziona 105 presenze, 16 goal e 8 assist, che tutt’ora restano il numero massimo di gettoni con una singola squadra di club. Perché probabilmente quello di Bjarnason, se non un unicum, è comunque un dato statistico insolito: la maglia che ha vestito di più in carriera è quella della Nazionale. L’esordio, avvenuto il 29 maggio 2010 due giorni dopo aver compiuto 22 anni, è stato apripista ad una serie di 113 presenze e 15 goal con l’Islanda, di cui è diventato presto il capitano. Dall’8 settembre 2021 è il giocatore con più presenze nella storia della sua selezione nazionale.
Ritornando ai club, nel dicembre 2011 il suo contratto non è stato rinnovato. Quindi dal gennaio 2012 lascia la Norvegia per la prima volta dal suo arrivo e approda in Belgio, allo Standard Liegi. Quella seconda parte di stagione è stata l’unica giocata per Les Rouches, dove ha centrato 20 presenze divise tra Jupiler Pro League, preliminari di Europa League e Coppa di Belgio. Dopo 6 mesi esatti, il 13 luglio 2012, passa in prestito oneroso (300mila euro) al Pescara.
L’amore per l’Italia, gli arrosticini e la Serie A: Bjarnason a Pescara. E la Sampdoria osserva…
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Sampdoria, ti ricordi di… Birkir Bjarnason
L’Italia è il paese che ha cambiato la carriera di Bjarnason. Tanto che è l’unico dove è ritornato una seconda volta. Ancora recentemente, in alcune interviste, ribadisce quanto il nostro paese gli sia piaciuto, quanto si sia trovato bene. E soprattutto, quanto buoni da mangiare siano gli arrosticini abruzzesi. I quali vanno ricondotti naturalmente alla sua esperienza pescarese. Dove da subito è stato al centro del progetto, dove da subito si è fatto notare non solo per la sua fisionomia di nordico in un paese mediterraneo. Ma per la grinta e la forza in mezzo al campo, l’attitudine a recuperare palloni e una certa velleità all’incursione in area. Tipicamente vichingo anche questo, no?
Fatto sta che alla prima stagione al Pescara gioca in Serie A. L’anno prima il Delfino era ritornato nella massima categoria italiana dopo 20 anni, nello stesso anno in cui anche la Sampdoria, con i playoff di Serie B, aveva centrato la promozione. Il suo bottino nell’annata con gli abruzzesi è di 24 presenze e 2 goal. Praticamente un titolare. E poco importa se poi la squadra è subito retrocessa dopo un campionato, perché su Bjarnason aveva messo gli occhi proprio quella Sampdoria che, di lì a poco, sarebbe diventata la sua squadra.
Bjarnason alla Sampdoria: l’inizio stregato del derby e il feeling con Mihajlovic che non decolla
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Nell’estate 2013 il Pescara ha riscattato il suo cartellino dallo Standard Liegi, versando altri 900mila euro e arrivando così a 1,2 milioni totali. Dopo un tira e molla lungo quasi tutto il calciomercato, alla fine i blucerchiati la spuntano proprio nelle ore finali della sessione trasferimenti. Versano un milione di euro nelle case del Delfino, ottenendo la comproprietà del cartellino. Dettaglio non indifferente. E così Bjarnason fa in tempo a giocare 2 gare di Coppa Italia e una di Serie B con l’Ascoli. Poi dal settembre 2013 diventa un nuovo giocatore della Sampdoria, il primo islandese nella storia del club.
Le sue prime parole, all’arrivo a Genova, sono entusiaste: “Sono molto emozionato ed orgoglioso di essere qui“. E poi aggiunge una dichiarazione mirata, ben precisa: “I’m ready to play a derby” ovvero “Sono pronto per giocare il derby”. Già perché di lì a poco, il 15 settembre, ci sarà il primo appuntamento stagionale con la stracittadina, che effettivamente Bjarnason giocherà. Quel derby contro il Genoa è stata la sua prima presenza ufficiale con la Sampdoria.
E non è andata per niente bene. Il tecnico, che è Delio Rossi, addirittura lo schiera titolare nel 3-5-2 opposto ai grifoni di Fabio Liverani. Risultato finale: 3-0 per i rossoblù. Una disfatta per la Sampdoria e per Bjarnason, sostituito all’intervallo. Non proprio un bel battesimo, però qualche alibi ce l’aveva. Gettato nella mischia nella partita più sentita, comprensibile un po’ di sbandamento. Ma era stato lui a rassicurare di essere pronto per giocare il derby.
La prima partita poteva andare meglio, ma giustamente Bjarnason non si dà per vinto. Con Delio Rossi gioca in modo discontinuo, a volte sì a volte no, ma racimola minuti e spazio. Alla dodicesima di Serie A, però, una sconfitta a Firenze è fatale all’allenatore blucerchiato. Al suo posto arriva Sinisa Mihajlovic, a cui mandiamo un pensiero e un abbraccio. Dall’arrivo del serbo, il centrocampista islandese comincia a fare molta più fatica. Le presenze sono sempre meno e aumentano quelle con scarsi minuti in campo. Solo due volte ha giocato da titolare, e terminerà la stagione con 14 presenze totali. L’unica rete segnata risale invece alla Coppa Italia, dove di presenze ne conta 2.
L’avventura in blucerchiato è anche contraddistinta da un fatto curioso con l’Islanda, che fa ancora più luce sulla situazione di straniamento. A marzo 2014, la selezione nazionale islandese voleva convocare Bjarnason per i successivi impegni internazionali. Come da prassi, aveva inviato la pre convocazione alla società blucerchiata, dimenticandosi però di mandare il fax con la ratifica della cosa. Dunque, senza avvisare nessuno, il giocatore era partito. Salvo poi, per scrupolo, avvisare di sua sponte, evitando un caso mediatico.
Tra questi episodi e le prestazioni sul campo, o per meglio dire le esclusioni dalle partite, l’addio di Bjarnason a Genova è cosa quasi scritta. In estate bisogna da risolvere la questione delle comproprietà dei cartellini, che di lì a poco non avrebbe più avuto valore legale. Sampdoria e Pescara non riescono a mettersi d’accordo sul valore effettivo del giocatore, così ricorrono al meccanismo delle buste, che per noi oggi è praticamente storia. Ed è in questo modo che, per il valore di 20mila euro, Bjarnason è tornato in Abruzzo e ha chiuso la sua avventura blucerchiata.
Addio turbolento alla Sampdoria: dalla busta a Pescara fino al titolo col Basilea. Bjarnason di nuovo in giro per l’Europa
Sampdoria, ti ricordi di…Birkir Bjarnason
Dopo un anno, la sua avventura alla Sampdoria ha deluso le aspettative di entrambe le parti. A dirlo è stato proprio lui, in un’intervista a Il Centro, nel settembre 2014, quando da poco ha fatto ritorno a Pescara:
So bene che l’anno scorso, quando sono andato alla Samp, i tifosi non hanno gradito il mio trasferimento, ma non potevo dire di no alla richiesta di un club come quello blucerchiato. Se potessi tornare indietro non rifarei la stessa scelta. A Genova con Delio Rossi in panchina mi sono trovato bene; poi, però, è arrivato Sinisa Mihajlovic e sono finito ai margini e non so spiegarmi il motivo. Un vero errore andare alla Sampdoria
Insomma, non un riassunto proprio rose e fiori dell’esperienza genovese. A Pescara, infatti, Bjarnason ha cercato una personale rivincita, provando a riscattarsi e riprendere da dove aveva interrotto. L’errore di andare alla Sampdoria andava rimediato. E con il Delfino si trova di nuovo a proprio agio. Stavolta gioca il campionato di Serie B dopo due anni consecutivi di A e la differenza si sente: 35 presenze, 10 goal e 3 assist. Con questi numeri si guadagna anche i playoff della serie cadetta, in cui gioca 4 partite e segna 2 goal.
Poi, però, accade di nuovo un problema con la Nazionale. Nell’estate 2015, proprio in occasione della finale dei playoff contro il Bologna, l’Islanda lo convoca. E lui risponde di sì. Ma da Pescara non vedono di buon occhio questo gesto, soprattutto da parte della KSI (federcalcio islandese). Si scatenò allora il caso social, con centinaia di commenti negativi da parte di tifosi pescaresi sulle pagine dell’Islanda, che bloccò addirittura la pagina per gli indirizzi IP provenienti dall’Italia. Alla fine l’inibizione venne tolta qualche giorno dopo, ma la squadra di Massimo Oddo perse quei playoff.
Fu l’epilogo, un po’ triste, dell’avventura bis di Bjarnason al Pescara, che per il resto era andata parecchio bene. Nel 2015 sfiora l’arrivo al Leeds United, in Inghilterra, allenata da un suo vecchio mentore del Viking, Uwe Rosler. Invece passa, per 2 milioni di euro, al Basilea, nella stagione dove, probabilmente, si è tolto più soddisfazioni. In seguito a 3 anni in Italia cambia e va in Svizzera, con climi e abitudini forse più simili a quelle di casa. E qui vince il suo primo e finora unico titolo nazionale, giocando 29 partite di campionato e segnando 10 goal e 5 assist, migliorando addirittura quando fatto al Delfino l’anno prima.
Di più: gioca i Preliminari di Champions League con 4 presenze e un goal; gioca l’Europa League, con 10 presenze e 2 goal. E soprattutto entra, adesso sì, nella storia della Nazionale. A fine stagione ci sono gli Europei, dove la sua Islanda diventa idolo di tutto il continente. Bjarnason e compagni superano i gironi e agli ottavi battono l’Inghilterra, nell’esaltazione generale di un popolo in tripudio. Mai l’Islanda è arrivata così avanti a un campionato europeo prima. Quel sogno si è infranto solo contro la Francia padrona di casa e futura finalista. Ma per il centrocampista ex Sampdoria, che non ha mancato neanche un minuto in campo, è stata la gioia più grande.
La seconda stagione al Basilea non è positiva come la prima, tanto che si respira già aria di addio. E infatti così avviene: nel gennaio 2017 cambia ancora campionato, e torna un po’ più in su, vicino alle sue terre. Vola in Inghilterra, dove lo chiama l’Aston Villa.
Dall’Inghilterra alla Turchia: gli ultimi 5 anni in movimento per Bjarnason
Sampdoria, ti ricordi di…Birkir Bjarnason
I Villans lo acquistano per 2 milioni e i primi sei mesi in Championship non sono semplicissimi. Ritorna in una serie cadetta dopo la massima categoria svizzera, ma totalizza solo 8 presenze. L’anno successivo però va meglio, è titolare nel centrocampo dell’Aston Villa e le presenze salgono a 23 in campionato, 3 in EFL e 1 in FA Cup. nel frattempo partecipa al Mondiale di Russia con l’Islanda, giocando le 3 partite del girone senza mai perdere un minuto. Stavolta però la corsa della Geyser sound termina ai gironi. Ma di nuovo, l’anno dopo, è rottura. Dopo 17 presenze collezionate, Bjarnason e il club inglese si accordano per una rescissione consensuale e nell’agosto 2019 si ritrova improvvisamente svincolato, per la prima volta in carriera, a 31 anni.
Passano due mesi e Bjarnason riceve finalmente un’offerta convincente, che lo costringe a cambiare aria ancora una volta. Ma stavolta in modo radicalmente opposto. Diventa infatti un giocatore dell’Al-Arabi, squadra qatariota con cui vivrà una delle esperienze meno durature della carriera. Gioca nello Stato del Golfo per appena 2 mesi, con sole 5 presenze e un goal. Poi si riaffaccia a lui la possibilità dell’Italia e lì non resiste all’amore per il nostro calcio.
Passa a titolo gratuito al Brescia, dove giocherà dal gennaio 2020 all’estate 2021. Si riaffaccia così in Serie A, nella stagione 2019/2020, dove totalizza 13 presenze (buona cifra, considerando che gioca solo il girone di ritorno) senza reti segnate. Le Rondinelle poi in quell’anno retrocedono, così può sperimentare di nuovo anche la B, campionato che gli è sempre stato congeniale e che lo ha lanciato. E infatti si vede: nell’annata 2020/2021 disputa 26 partite di campionato e segna 6 goal, mette a referto 3 assist e ottiene anche un’espulsione. Da segnalare, questa, perché Bjarnason ha ricevuto solo 2 cartellini rossi in tutta la carriera, entrambi proprio in Serie B (quello precedente era col Pescara).
Anche con il Brescia va in scadenza di contratto, che non gli viene rinnovato. E così, dal 13 agosto 2021, si è accasato nel club dove gioca oggi, in un altro Stato ancora. Bjarnason, da un anno e mezzo, è un centrocampista dell’Adana Demirspor, la squadra allenata da Vincenzo Montella che, recentemente, ha giocato e pareggiato un’amichevole proprio contro la Sampdoria. Una bella coincidenza per i blucerchiati, che hanno ritrovato un loro ex allenatore e giocatore e quel vichingo che, pieno di belle speranze e muscoli, era arrivato a Genova nel lontano 2013.