Cara Sampdoria e carissimi sampdoriani, è inutile girarci intorno noi siamo sempre noi con i nostri pregi e i nostri pochi difetti…
“Dicevamo proprio ieri…”. Mi piace iniziare così, amici sampdoriani, parlando di quello “ieri” che risale ormai a tanto tempo fa. Un tempo che ha minato certezze, ha fatto vacillare fedi, ha scrollato numeri e fatto temere il peggio.
Ma, esattamente come dicevo quest’estate, si riparte da noi, dal nostro modo d’essere, dal nostro stile: sì, lo stile, magari un po’ ammaccato da qualche scivolone, un po’ sbiadito come certi antichi gonfaloni, ma che restano lì, onusti di storia e di gloria; e che esiste, è un marchio di fabbrica riconosciuto ovunque, e che solo chi non ne ha uno proprio deve forzosamente e con calici ricolmi di spregio cercare di negare. Senza riuscirci: il raglio dell’asino non arriva al Cielo. E, d’altra parte, una belinata detta mille volte rimane una belinata, anche se qualche boccalone ci casca.
Che poi, se al modo di esserci sempre, si abbina anche un po’ di calcio vero, beh, è mica roba da poco. Perché, a proposito di ragli asinini, durante il ritiro che per qualche imbecille in malafede sarebbe stato pagato dal CONI (non si capisce perché, e non v’è riscontro su nessuna pagina ufficiale) il neo tecnico Andrea Pirlo ha iniziato a trasmettere qualche idea che uno come lui – che, oltre ad essere stato un fuoriclasse nel suo ruolo, ha avuto anche maestri di grande spessore – ha avuto modo di mettere nel bagaglio in anni di calcio ad altissimo livello.
Oh, non tutto è perfetto, e ne siamo consapevoli: manovra ancora lenta, tendenza al ghirigoro, fatica ad andare al tiro efficace, giocatori ancora fuori condizione (o fuori del tutto: Borini, Ricci).
Sampdoria, finalmente siamo tornati a parlare di calcio…
Cara Sampdoria, dicevamo proprio ieri che…
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Ma l’impronta sembra notarsi, nella trama – possesso prolungato del pallone, cambi di gioco in ampiezza e, più raramente, in profondità – e nei dettagli. A me piace ad esempio il giro palla basso quando chiama in causa un centrocampista (per lo più, in queste prime battute il buon Yepes) e allarga i difensori, cosa che finora ha permesso di eludere (quasi) sempre il pressing alto avversario.
E più di qualcuno ha notato che l’esterno basso di sinistra tende ad entrare dentro al campo, specie quando la palla viaggia sul centro/destra, aumentando la massa muscolare e numerica del centrocampo (cosa che non avviene sul versante opposto). Anche perché finora, nel tridente offensivo, a destra gioca un pedalatore (Leris, Depaoli) e a sinistra un ricamatore (Delle Monache, Pedrola), cosa vera anche tra le mezze ali (Benedetti a destra più ingessato, Verre a sinistra e da sinistra più studiatamente anarchico).
Mi sento di dire che, al di là degli indubbi progressi di La Gumina – al primo goal in campionato con i colori più belli del mondo – e di De Luca – che ha sostenuto il pallone che poi Askildsen ha allungato per il raddoppio di Depaoli – là davanti sembra mancare un bomber di personalità. Che, peraltro, potrebbe anche arrivare in questi ultimi giorni di mercato.
Io, personalmente, non farei andare via Stoppa, Di Stefano e Montevago, forse nemmeno Vitale. Parere personale, ovvio. A prescindere dagli arrivi. Mi sembra che la rosa sia già stata dimagrita a sufficienza. Dopodiché, le scelte spettano alla dirigenza, alla quale va comunque e a priori riservato un grande “grazie”: perché finalmente siamo qui a parlare di calcio, e non di crediti e debiti. Lo dicevamo proprio ieri…