Nuovi aggiornamenti sul ‘caso D’Onofrio’ e la posizione di Trentalange si fa insostenibile, ecco l’accusa verso il numero uno dell’AIA.
Potrebbe pagare a carissimo il “caso D’Onofrio”, Alfredo Trentalange. Figura che i tifosi della Sampdoria non hanno dimenticato. Era lui il fischietto della famigerata Bologna-Sampdoria del 16 maggio 1999, costata la retrocessione ai blucerchiati, per colpa di un rigore che lo stesso fischietto non molto tempo dopo aveva ammesso come inesistente. Oggi Trentalange è a capo dell’AIA.
Gli investigatori della Procura Figc guidata da Gabriele Chiné, infatti, hanno accertato ripetute violazioni al Codice di Giustizia Sportiva e al regolamento AIA da parte del capo degli arbitri. Tutto questo per il “rapporto consolidato” con Rosario D’Onofrio, a capo della procura arbitrale e arrestato lo scorso 10 novembre per traffico internazionale di stupefacenti.
Posizione insostenibile quella del numero uno dell’AIA, dopo la chiusura delle indagini. Come rivela la Gazzetta dello Sport, Trentalange aveva “La diretta responsabilità delle nomine dei vertici degli organi di giustizia Aia“. Inoltre:
Caso D’Onofrio, la posizione di Trentalange
Caso D’Onofrio: Trentalange verso le dimissioni. Il punto
LEGGI ANCHE Cessione Sampdoria, cosa ci fa Francesco Di Silvio a Rapallo?
Ha omesso di assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale, volta e finalizzata ad accertare i reali requisiti professionali e di moralità del sig. Rosario D’Onofrio prima della proposta. Proposta fatta dallo stesso Trentalange, e conseguente nomina da parte del Comitato Nazionale Aia (nel marzo 2021), a Procuratore arbitrale dell’Aia. E con cui aveva un rapporto personale consolidato di vecchia data.
A tutto questo poi si aggiunge l’accusa della procura della Figc.
Aver contattato telefonicamente il vicepresidente della Commissione Disciplinare Nazionale Andrea Santoni. Il quale, riscontrando negligenza ed inadeguatezza professionale in capo al D’Onofrio quale componente della predetta Commissione, aveva invitato quest’ultimo per iscritto a tenere comportamenti più consoni alle funzioni svolte. Chiedendogli di non assumere nuove iniziative contro Rosario D’Onofrio. E così facendo interferiva con l’attività, le prerogative, l’autonomia e l’indipendenza di un Organo di giustizia sportiva.
Trentalange è inoltre accusato di “Avere reso dichiarazioni non veridiche” nel corso del Consiglio Federale del 15 novembre. Una posizione che sembra essere davvero compromessa. Il ministro dello Sport Abodi aveva detto di essere “Rimasto stupito che nessuno abbia sentito il bisogno di mettersi a disposizione“, ma ora la situazione non può che essersi ulteriormente aggravata. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha già convocato per il 19 dicembre un consiglio federale.
La soluzione ovvia pare quella delle dimissioni di Trentalange, che per parte sua continua però a ritenere l’AIA “Parte lesa” per il caso D’Onofrio: stallo che porterebbe direttamente al commissariamento.