Arriva la sentenza del Tribunale federale sul caso tamponi, che vedeva coinvolta la Lazio e il suo presidente, Lotito, che annuncia ricorso
Alla fine è arrivata la decisione del Tribunale federale sulla vicenda tamponi, la Lazio e il suo presidente, Claudio Lotito. Si è scritto davvero molto nell’ultimo periodo di quanto accaduto e di quella che rischiava la società biancoceleste.
Dalla sconfitta per 3-0 a tavolino nella gara del girone d’andata contro il Torino, ai punti di penalizzazione, chi scriveva 8, chi 10. Addirittura si paventava l’ipotesi della retrocessione per la squadra di Inzaghi, dopo l’ultima stagione in Champions League.
Il Tribunale federale alla fine si è pronunciato: 12 mesi ai medici Pulcini e Rodia. Per la società 150 mila euro di multa e sette mesi di inibizione per il presidente Lotito. Sanzioni che hanno lasciato dubbi, c’è chi pensava a pene molto più severe, così non è stato.
La decisione del Tribunale, inoltre, non è troppo lontana dalle richieste formulate in mattinata dal capo della procura della Figc, Giuseppe Chinè: multa di 200mila euro, 13 mesi e 10 giorni a Lotito, 16 mesi ai due medici.
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Caso tamponi: sentenza del tribunale federale contro Lotito, ma la Lazio…
Nessuna penalizzazione quindi per la Lazio, ma la società biancoceleste non ci sta e con un nuovo comunicato preannuncia il ricorso in appello:
La Società Sportiva Lazio, a seguito del pronunciamento della sentenza di primo grado della giustizia sportiva, che prevede sette mesi di inibizione per il Presidente, 12 mesi per i medici sociali e 150 mila euro di multa per la Società, comunica che impugnerà in appello queste decisioni.
Andrà avanti quindi la battaglia legale sul caso tamponi, i tifosi biancocelesti intanto possono tirare un sospiro di sollievo.
Anche l’avvocato del club di Lotito, Gian Michele Gentile, si è espresso su quanto accaduto:
Ricorreremo alla Corte di appello federale non appena avremo le motivazioni. Se non basta, al collegio di garanzia del Coni, ultimo grado di giudizio sportivo. Dopo c’è il Tar Lazio e infine il Consiglio di Stato.
Non condividiamo nella maniera più assoluta la sentenza, è sbagliata sotto il profilo giuridico oltre che logico. Il tribunale ha ritenuto che la gestione del Covid sia di competenza della società invece che della Asl come in tutto il resto d’Italia.
Anche la Procura però non resterà a guardare anche se la vicenda proseguirà in qualche modo sul fronte penale. La Lazio quindi non rischierà grosso, perché risulta solo indirettamente coinvolta. L’unico indagato della procura della Repubblica è l’amministratore delegato della Futura Diagnostica, il centro Polispecialistico che dei tamponi di Avellino, Massimiliano Taccone.