Cessione Sampdoria, chi é Raffaele Mincione: da Carige al Vaticano. Calcio&Finanza ricostruisce le operazioni in cui è stato coinvolto il finanziere che si sarebbe inserito nella trattativa per acquistare il club blucerchiato
Nelle ultime ore è uscito un altro nome tra i possibili acquirenti della Sampdoria:(Cessione Sampdoria, anche Raffaele Mincione in corsa nella trattativa. Il punto)
Nato a Pomezia nel 1965 , Raffaele Mincione a 18 anni emigra verso la City: il primo lavoro è al desk Italia di Goldman Sachs, poi il passaggio in diversi altri big del credito, tra i quali Nomura e Merrill Lynch. Non solo a Londra , ma anche a New York, dove è stato responsabile dell’area Europa e America Latina.
Ecco la ricostruzione di Calcio&Finanza:
Poi si è messo in proprio, fondando il Wrm Group, attiva tra private equity, immobiliare e investimenti in asset distressed, con sedi a Londra, a Milano e in Lussemburgo.
Con un particolare fiuto per gli affari immobiliari a Londra: nel maggio del 2009 si aggiudicò per 18 milioni di sterline una palazzina di Knightsbridge che in precedenza era stata messa in vendita per 40 milioni di pound.
Nel tentativo di acquisizione di Banca Carige, MIncione si scontra in Tribunale con Vittorio Malacalza, che prova a bloccarne l’iniziativa
In Lussemburgo, invece, ha sede la Athena Capital, finita al centro della vicenda su cui indaga la magistratura vaticana.
Attraverso la società di diritto lussemburghese Mincione ha effettuato investimenti in Bpm, Banca Mps e Banca Carige, ma soprattutto nella società ha investito la Segreteria di Stato vaticana, sottoscrivendo quote di un fondo (Athena Global Opportunities Capital Fund) cui faceva capo il palazzo di Sloane Avenue 60, a Chelsea (Londra), l’affare al centro dell’inchiesta dei magistrati della Santa Sede.
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Il ruolo di Mincione nell’indagine del Vaticano
Continua il pezzo di Calcio&Finanza:
Le carte dell’accusa vaticana lo etichettano come «l’indiscusso dominus, a partire dal mese di luglio del 2014, di una parte considerevole delle finanze della Segreteria di Stato» all’epoca diretta dal cardinale Angelo Becciu.
La Santa Sede aveva infatti investito almeno 200 milioni di euro nei fondi di Mincione con il marchio Athena.
Non solo le operazioni sulle banche quindi, ma anche operazioni come in società quotate in Borsa come Retelit, per nel 2018 tra l’altro arruolò come avvocato anche Giuseppe Conte, poi diventato presidente del Consiglio nel governo tra Cinque Stelle e Lega.
L’operazione legata al palazzo di Sloane Avenue 60 resta però al centro dell’intera vicenda: la Segreteria di Stato si è indebitata con Credit Suisse per duecento milioni di dollari per investirli tra giugno 2013 e febbraio 2014 nel fondo di Mincione (100 nella parte mobiliare 100 in quella immobiliare, legata al palazzo londinese di Sloane Avenue 60).
Un investimento che porta a gravi perdite per la Santa Sede: al 2018 le quote avevano perso oltre 18 milioni di euro rispetto al valore dell’investimento iniziale, ma la perdita complessiva è stimata in oltre 100 milioni.
Le gravi accuse a Mincione
La Segreteria di Stato cerca di uscire dall’investimento e di entrare in possesso dell’immobile: l’operazione prevede che dalla Segreteria di Stato vengano sborsati 40 milioni di sterline a Mincione in cambio delle sue quote. Si decide di affidarsi a una società di un altro finanziere, Gianluigi Torzi, il quale con un escamotage riesce a mantenere per sé il controllo e a raggirare la Santa Sede grazie a complicità interne. Dalla documentazione prodotta dai magistrati vaticani risulta che Mincione e Torzi erano in realtà d’accordo ad effettuare l’operazione con la Segreteria di Stato. Da qui parte il processo, con Mincione che viene chiamato a rispondere delle accuse di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio.
Accanto all’indagine vaticana (per cui tra l’altro lo scorso gennaio le autorità giudiziarie elvetiche hanno negato al finanziere lo sblocco dei conti svizzeri posti sotto sequestro da un anno per 60 milioni di euro), Mincione ha proseguito a macinare affari, dall’operazione legata ad Auchan (a cui ha partecipato insieme a Conad) a quella sul produttore di prosciutti King’s rivenduto a Rigamonti Salumificio .