“Non ci posso credere, finalmente siamo a casa”. Quasi non ci crede Hang Li, il capitano del Wuhan Zall che a stento nasconde le lacrime sopra la mascherina. Lui e i suoi compagni sono da poco tornati in Cina, e più precisamente proprio a Wuhan, dove l’epidemia coronavirus è cominciata.
A fine gennaio la squadra si recò infatti in ritiro forzato, in Spagna, dove sono dovuti rimanere diverse settimane. Da Malaga a Cadice, fino allo spostamento in Germania. Solo verso metà marzo i giocatori e lo staff sono potuti tornare in Cina, seppure a Shenzhen prima, e a Foshan poi. Lì sono rimasti, fino allo scorso 18 aprile, quando hanno potuto finalmente fare ritorno nella loro città, dai propri cari, ponendo così fine alla loro odissea.
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Centinaia i tifosi ad attenderli che, entusiasti e muniti di mascherine, hanno affollato la stazione ferroviaria di Wuhan. Cori, canti, mazzi di fiori e striscioni color arancione, in una giornata di festa per Wuhan e per i suoi abitanti.
Il loro calvario del viaggio in Europa non sarà dimenticato facilmente dalle persone coinvolte. “Ci guardavano storto, come se fossimo dei virus su due gambe” si era sfogato il coach José Gonzalez. Il grande paradosso sarà rappresentato dal fatto che successivamente il Covid-19 sarebbe sopraggiunto anche in Spagna, e che il Wuhan Zall ed il suo staff abbiano ritenuto più conveniente tornare in patria, dove la curva dei contagi era in discesa.
Nonostante la data di ripresa del campionato non sia ancora stata fissata, da mercoledì 22 Aprile i giocatori torneranno ad allenarsi. Finalmente nel loro campo e con i loro tifosi. Nella città dove tutto è partito, e dove il rischio di una seconda ondata è ancora possibile, si inizia ad intravedere il ritorno ad una vita normale.