La crisi della Sampdoria in campo secondo Matteo Monforte nasce in società, dalla mancata cessione. No proprietà, no grinta…
Il fatto è che, signori miei, possiamo stare qui a parlare quanto vogliamo e a fare della patetica retorica populista sui giocatori che devono lottare e metterci grinta e avere il sangue agli occhi e bla bla bla, ma l’unica realtà è che, finché non ci comprerà qualcuno, finché non avremo una proprietà sana con obiettivi importanti e soldi da spendere, i giocatori non avranno nulla per cui lottare e perciò non lotteranno.
Punto. È triste, ma è così e dobbiamo accettarlo. Queste imbarazzanti prestazioni e improbabili sconfitte sono dovute al fatto che i giocatori avvertono che tutto sta andando a scatafascio e quindi – magari pure inconsciamente – ci vanno anche loro, tanto non sono certamente le vittorie a poter salvare una squadra dal fallimento, questo si sa. Niente società, niente squadra con grinta. Equazione semplice e alla portata di tutti…
Difficile dare torto a Matteo Monforte? Difficile che Peccati di gol su il Secolo XIX passi senza farmi fare un sorriso. Poi una riflessione. E quella della mancata cessione della Sampdoria è una ferita a cuore aperto. Una di quelle che continua a sanguinare e che se non guarita rischia di non farci più rialzare.
Quindi, gente, fin quando non avverrà la tanto agognata cessione, mettiamoci il cuore in pace e abituiamoci a questi risultati, senza farci prendere dalla disperazione…
Crisi Sampdoria, cessione o no continuiamo a cantare…
Crisi Sampdoria, Matteo Monforte: senza cessione non c’è grinta…
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Ma Matteo Monforte si fa anche una domanda. Una di quelle che meriterebbe anche una risposta:
Ok, ma noi tifosi però cosa dobbiamo fare, allora? Beh, quello che penso io è che dobbiamo fare l’unica cosa che sappiamo fare bene, forse addirittura meglio di tutti: dobbiamo tifare. Adesso, come non mai. “Riempiremo la Sud con le bandiere e con noi”, cantava Vittorio.
Invaderemo gli stadi, urleremo a squarciagola, non la smetteremo mai di incitare i nostri colori. Perché tutti devono vedere che c’è un’altra faccia, in questa medaglia. Che c’è un altro spettacolo da vedere, oltre a quello triste in campo. Ed è quello della vera anima della squadra, il cuore pulsante, la luce che non si spegnerà mai.
E quella luce siamo noi: i tifosi. Ora e per sempre… entusiasmoooo!