Il Cda cerca una soluzione alla crisi della Sampdoria: l’accordo per la ristrutturazione del debito deve coinvolgere il 60% del monte debitorio
Il Cda della Sampdoria, affiancato dall’avvocato Eugenio Bissocoli, sta cercando di salvare il club dal fallimento. Per evitare di procedere con la liquidazione giudiziale si devono verificare due condizioni: la ristrutturazione del debito e la presenza di un investitore che immetta tramite aumento di capitale 35 milioni. Necessari per garantire la continuità aziendale.
Come riporta Telenord, per ottenere dal Tribunale l’omologa della ristrutturazione del debito, serve un coinvolgimento del 60% dei debitori. O, per essere più specifici, del 60% del totale del monte debitorio. Così facendo, anche i restanti possessori del 40% sarebbero costretti ad accettare l’accordo con il Cda.
Crisi Sampdoria, il Cda cerca accordo sul debito
Crisi Sampdoria, Telenord: serve accordo con il 60% dei creditori
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Da quanto risulta a Telenord, tuttavia, il Cda della Sampdoria non ha ancora ottenuto la quota necessaria per ottenere la rimodulazione del debito. Il Consiglio (Marco Lanna, Gianni Panconi, Alberto Bosco e Antonio Romei) continuerà a operare in questa direzione, nonostante – si legge – la resistenza di Banca Sistema e Macquarie. L’obiettivo, come più volte scritto anche qui su ClubDoria46 è scendere da 140 milioni a una cifra tra i 70 e i 90 (più vicina ai 70).
Nelle mani di Bissocoli c’è già un’offerta vincolante da parte di Alessandro Barnaba, per conto del fondo Merlyn Partners. Si tratterebbe di 35 milioni per l’aumento di capitale e di 50 di finanziamento per il club. E’ tutto “nero su bianco” come scrive Telenord. Serve, però, rimodulare il debito. La pista del bond, sbandierata da Massimo Ferrero, non convince.