Derby al ribasso, ma Ranieri è più al ribasso di Ballardini. E’ questo il commento di Massimiliano Lussana nella sua Puntina che ci regala settimanalmente…
A un certo punto, sembra quasi una gara di ciapanò, gioco di carte lombardo in cui vince chi non fa punti: Criscito perde una palla sanguinolenta sulla sua fascia; dall’altra parte Candreva butta via un pallone che poteva essere bellissimo.
Poi ci sono tre partite diverse in un derby non bello, in cui tutto sommato il risultato è giusto: la prima in cui la Sampdoria dura venti minuti, grazie soprattutto a uno straordinario Verre che si inserisce fra le linee (ma come fa a non giocare titolare fisso?), tirando la carretta anche per chi fa davvero poco come Keita, ancora indolente e quasi svogliato. Basta, per favore basta.
E fa quasi tenerezza vedere Quagliarella che, alla sua età, torna, si sbatte, ci prova, fa di tutto per dare segnali di vita in una squadra che, a tratti, ha l’encefalogramma calcistico piatto. E che, in una serata non negativa dal punto di vista del risultato, dimostra una volta di più che la storia blucerchiata di Ranieri è al capolinea.
Dall’altro lato, il Genoa è un diesel, un gatto sornione: parte piano e poi cresce, quando inizia la seconda partita, che è quella solo rossoblù con un gioco corale, magari non particolarmente appariscente, che però è avvolgente: Destro fermato in fuorigioco mentre stava andando verso la porta blucerchiata è un’assurdità calcistica, visto che aveva superato e aggirato il suo marcatore e, a tratti, sembra quasi che il Genoa faccia il torello agli avversari.
La chiave sta in due uomini: proprio Destro, il migliore del mazzo, che gioca a tutto campo ed è una pressa, un martello su qualunque avversario. E soprattutto Zappacosta che non solo segna il gol con uno splendido lancio di Strootman superando come birilli prima Candreva e poi Tonelli, ma è sempre pericolosissimo sulla sua fascia, prendendo ogni volta metri a Candreva, con cui vince regolarmente lo scontro diretto.
Poi, però, quando sembra che il Genoa scivoli tranquillamente verso la vittoria, magari anche larga, inizia la terza partita, che ha nuovamente la Samp in vantaggio: dopo il pareggio di Tonelli, c’è il gran tiro di Gabbiadini, entrato benissimo, la palla di Jankto che attraversa tutto lo specchio della porta davanti a Perin e comunque una Sampdoria viva.
I migliori blucerchiati sono Augello, Gabbiadini per l’appunto, e Colley che stasera ho trovato di nuovo gigantesco. Più Verre finchè è rimasto in campo.
Al terzo derby, il quarto contando quello di Coppa Italia, senza coreografie, non riesci comunque a farci l’abitudine.
E la Nord e la Sud deserte, il fair play del Genoa padrone di casa che lascia gli striscioni della società blucerchiata sotto la Sud, ricambiando la stessa signorilità dell’andata, sono qualcosa che fa pensare a cosa sarebbero queste due squadre con i loro tifosi, con il loro popolo, con le loro contestazioni anche, ma con il Ferraris che – quando devi vincere e mancano pochissimi minuti – si trasforma nella plaza de toros, nell’emozione, nei brividi che il calcio sa dare.
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Derby al ribasso, ma Ranieri è più al ribasso di Ballardini
Insomma, le luci spente e i cartelloni a led lampeggianti con lo show televisivo durante la presentazione delle squadre, non bastano. In questa partita la mancanza delle Gradinate si sente di più.
E le urla nel silenzio di Ballardini e Ranieri raccontano i due stati d’animo e forse anche il momento psicologico delle due squadre: da un lato, il tecnico ravennate che incoraggia i suoi giocatori come un “bonus pater familias”, quasi una figura da codice civile, con i consigli, “Matti tienila su”, “Eldor resta pur lì”, “Ivan quel movimento, quel movimento”.
Dall’altro, un Ranieri molto più nervoso del solito che se la prende con i suoi: “Lasciateli attaccare, non andategli sempre dietro, porca…”.
Ed è anche e soprattutto la storia dei due allenatori questa partita: da un lato Zio Balla imbattuto con due vittorie e due pareggi, con il record assoluto dei due derby vinti in un mese a causa del rinvio del primo per maltempo. Dall’altra Sir Claudio che in carriera fra Roma, Torino con la Juventus e Milano con l’Inter aveva uno score di nove derby vinti e uno solo pareggiato.
E che, dopo l’esordio positivo con la vittoria con il gol di Gabbiadini ha collezionato solo amarezze: sconfitta al ritorno lo scorso anno, in un derby che per il Genoa valeva la salvezza. Pareggio quest’anno all’andata in una partita dominata tatticamente da Maran (da Maran!) e sconfitta in Coppa Italia, sempre contro Maran dopo aver dominato per un’ora e umiliato nella mezz’ora finale.
Insomma, è un derby modesto, forse, ma forse forse, ai punti un filo più rossoblù, ma il pareggio è giusto. Però, per sognare, occorre bussare altrove. Per vedere bel calcio bisogna guardare altrove. Almeno, per questo derby…