ClubDoria46 ha intervistato in diretta sul proprio profilo Instagram l’ex blucerchiato Marco Padalino. Una lunga chiacchierata tra passato, presente e futuro.
“Non sono molto social… Uso Instagram solo per controllare i miei giocatori”. Il sorriso furbo di chi la sa lunga, Marco Padalino appare in collegamento sulla pagina di ClubDoria46, dalla sua casa di Lugano. “Attualmente sono Coordinatore sportivo del Lugano, ma ho appena presa il diploma di direttore sportivo”. Ha smesso a 34 anni, due anni fa. Il motivo? “Non riuscivo a rendere come volevo…essendo un giocatore di fisico sarebbe stato inutile continuare”. Non è cambiato di una virgola, quel ragazzone generoso (e sfortunato) che alla Samp ha vissuto gioie e dolori….
Alla Sampdoria ha incrociato un po’ di svizzeri…
Eh si! Rossini, Reto Ziegler e poi il “Lupo”… Gaetano Berardi, che è un amico vero, lo conosco bene, adesso è diventato un idolo al Leeds, anche se mi sa che gli tira uno schiaffo a Bielsa (ride, ndR) non lo sopporta più
In blucerchiato ha visto passare un po’ di allenatori…da chi partiamo?
Bella domanda (ride, ndr)… Subito, pronti via. Premetto che ho avuto sempre un bel rapporto, anche perché non davo problemi. Mazzari era meticoloso non lasciva nulla al caso. Entravi in campo e sapevi sempre cosa fare… Poi il martedì mi massacrava giustamente perché tatticamente ero sempre tra quelli che sbagliava…Però mi faceva giocare ero contento, mi voleva far crescere l’ho sempre apprezzato.
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Con Del Neri invece?
Ah beh, l’anno del quarto posto è stato molto bello, con alti e bassi. Ho iniziato bene, con una doppietta al Siena mentre eravamo primi in classifica. Ero entrato nel secondo tempo perché si era fatto male Semioli, ho segnato dopo 4 minuti e la partita di è messa in discesa, ero gasato. Le emozioni sono sempre state la mia benzina.
E poi?
Quell’anno li c’era una squadra fortissima. Poi ho avuto uno strappo e ho gestito malissimo quest’infortunio. Me lo sono portato dietro, non volevo dire nulla, non ho detto nulla a Del Neri e quando l’ha saputo mi ha massacrato. Il Dottor Baldari mi diceva sempre che io ho una soglia del dolore molto alta e io non me ne rendevo conto…Ho giocato lo stesso, ma è stato una della mie peggiori partite. Poi mi sono ripreso ma comunque c’era una squadra competitiva, ma ho giocato tanto lo stesso ma non come all’inizio…
E poi è arrivato il quarto posto…
Ho toccato il cielo con un dito, piazza De Ferrari piena, noi sul pullman pieno….non mi ricordo tanto della festa, se devo essere sincero (ride, ndr)… qualcosa di sfuocato e di blu…ma ho ancora la pelle d’oca se ci penso. Ma quella stagione fu pazzesca…fu l’anno delle manette di Mourinho in Inter-Samp…e non solo…quante botte nel tunnel (ride, ndr). Quelli dell’Inter cercavano Pozzi, io mi sono messo in mezzo per difenderlo e me ne sono trovati 10 addosso, uno l’ho steso (ride, ndr) mi è partita l’ignoranza.
Della stagione 2010/2011, invece, che ricordi ha?
Iniziamo l’anno con gli sciagurati preliminari di Champions League con il Werder Brema. Però a gennaio eravamo sesti, settimi. Poi sono andati via Cassano e Pazzini, e noi eravamo abituati a giocare su di loro. Io alzavo la testa e guardavo solo loro. Quando ti mancano quei punti di riferimento, la squadra ci mette un po’ ad abituarsi. Avevamo preso anche giocatori forti come Maccarone e Biabiany, ma non era una situazione semplice. Bisognava rimanere sui ritmi dell’anno prima ma non è semplice, soprattutto in una piazza esigente come quella della Sampdoria. Devi essere capace anche di gestire le emozioni.
E di Cavasin cosa ci dice?
Non fatemi dire niente (ride, ndr). Cavasin parlava troppo… Non era neanche scarso, ma si metteva in condizione di fare male. Si è esposto troppo, non ha saputo gestire le dichiarazioni e i rapporti con la stampa…
L’anno della B con Atzori, parte titolare.
Si, gioco qualche partita e poi mi spacco ancora. A Padova, c’era già Iachini, ho mi sono fatto 12 centimetri di strappo sul flessore…è come rompersi un ginocchio, sono stato fermo sei mesi…Quando è successo non ci volevo credere, sapevo che era una cosa grave, ci ho messo anni per recuperare. Mi sono voluto curare bene però rimanendo a Bogliasco con la squadra. A Lugano forse avrei potuto trovare una struttura migliore, ma ci tenevo a stare con i miei compagni. La promozione l’ho vissuta perché andavo a tutte le partite, anche in trasferta, quasi come un tifoso