Nelle Isole Far Oer il campionato è appena ripartito, senza protocolli rigidi: abbracci, marcature strette e docce nello stesso spogliatoio
Nell’Europa colpita dal Covid-19 c’è un’isola felice. Anzi 18 isolotti vulcanici felici. Sono quelli che compongono l’arcipelago delle Isole Far Oer dove è ripartito il campionato. Lì, nell’estremo nord del vecchio continente, si contano meno di 200 contagi e nessun morto e il calcio è potuto ripartire senza protocolli rigidi. Abbracci dopo i goal, marcature strettissime e, soprattutto, nessun controllo sulle docce. Tutto come prima. O quasi.
La testimonianza arriva dall’italoalbanese Alessio Hyseni, centrocampista del Klaksvík – la squadra campione in carica – nato e cresciuto a Castiglione del Lago, in provincia di Perugia. “È stata una partita normalissima – dice in riferimento a Klaksvik-Torshavn, finita 2-0 per gli ospiti – con contrasti e abbracci dopo i goal. Anche per la doccia niente disposizioni: tutti nello stesso spogliatoio”.
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“L’unica differenza con prima – prosegue – oltre alle porte chiuse, anche se qua molti stadi sono senza tribune, è che le attrezzature vengono disinfettati prima e dopo ogni seduta”.
Le Far Oer si erano fermate solo una settimana, dopo la Supercoppa giocata tra Klaksvik e Torshavn, vinta ai rigori dalla squadra di Hyseni, del 3 marzo. Poi la ripresa degli allenamenti a gruppi di 4-5 giocatori e ora il campionato.
Hyseni infine lancia un monito per il calcio europeo: “Se vuole ripartire bisogna stare attenti: è fondamentale portare a cinque le sostituzioni”.