Il mondo del calcio prova a tornare in campo, ma gli Ultras, di tutta Europa, non ci stanno e si schierano contro la ripresa dei campionati
Il mondo del calcio non si vuole arrendere. Tornare in campo e concludere l’attuale stagione è l’obiettivo principale delle principali federazioni europee (Francia esclusa), della Uefa e della Fifa. Se però da un lato i club stanno spingendo per il ritorno in campo, a causa dei problemi finanziari causati dallo stop forzato delle competizioni. Dall’altro il tifo organizzato si è schierato contro la ripresa delle ostilità.
Genova, Roma, Napoli, Torino, Lecce, Bergamo, con gli striscioni appesi nelle varie città italiane gli Ultras hanno fatto sentire la loro voce. Un no corale che non sembra far distinzione in base ai colori della propria squadra del cuore. Questo però non è soltanto un fenomeno tutto nostrano, in altre città d’Europa il movimento del tifo organizzato si è mosso come un fronte compatto. Il punto principale è la ripresa dei campionati, che in un momento come questo, segnato dalla pandemia del Coronavirus e i tanti danni, non solo economici, che ha portato, passa in secondo piano.
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Al primo posto c’è la salute pubblica e non il calcio quindi. Come scritto nel comunicato sottoscritto da 350 gruppi Ultras di tutta Europa, una protesta che investe l’Italia, la Germania, la Romania, il Belgio e la Spagna. L’idea della ripresa dei campionati, senza la possibilità di poter seguire la propria squadra del cuore scontenta il tifo organizzato. Il calcio non è soltanto industria, soldi e pay-tv, niente campionato senza tifosi, recita la nota.
Per gli Ultras quindi, non è una questione di amore, ma soltanto una scelta legata ai soldi, che senza partite non verrebbero elargiti ai vari club. Un’accusa molto forte, che ha il merito di unire tifoserie distanti e in contrasto. Il Coronavirus sembra essere riuscite aver messo d’accordo i vari gruppi organizzati: non si gioca.