L’Italia è senza il suo condottiero e il commento della Gazzetta dello Sport è durissima sulla scelta di Roberto Mancini…
Roberto Mancini per la Gazzetta dello Sport non ha scuse. Non le ha per il suo direttore, Stefano Barigelli. Lo ha espresso chiaramente in un suo editoriale che abbiamo letto e che vi riportiamo fedelmente.
A noi le opinioni piacciono. E piace anche questa. Perché è motivata. Perché esprime un pensiero che non per forza può e deve piacere a tutti.
Insomma “Mancini non ha scuse. Non le ha perché non si scappa dalla Nazionale. Si può lasciare una panchina all’improvviso, anche quella azzurra, ma non così, con una semplice mail, fregandosene di chiunque: tifosi, appassionati, compresi le italiane e gli italiani che al pallone non sono interessati, ma all’Italia lo sono eccome. Perché la Nazionale è di tutti…”
Buona lettura:
Soffia forte nel calcio il vento del cinismo, del denaro assunto come unico valore, assoluto e distruttivo: il rispetto degli accordi, dei contratti, della parola data, non esiste.
Peggio, è considerato l’armamentario dei fessi. In questo contesto, in cui giocatori strapagati danneggiano scientemente il club che gli ha versato fino al giorno prima un considerevole stipendio e procuratori mai sazi rinegoziano contratti firmati da poco, il calcio italiano ha vissuto una giornata di tristissima follia, che segna uno dei suoi punti più bassi.
Da qui bisogna ripartire, intanto dando una risposta tecnica di qualità a un problema rilevante: l’Italia già a settembre si giocherà la qualificazione agli Europei, che abbiamo l’obbligo di centrare. Poi ci sarà il tempo per riflettere su come uscire da questa palude…
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Mancini ha avuto il merito di vincere bene gli Europei e di perdere male le qualificazioni ai Mondiali. Altri sono stati esonerati per molto meno.
Lui invece ha trasformato la sconfitta in un successo. Giocatore di grande talento, in panchina è stato sempre baciato dalla fortuna, come dimostra la sua carriera cominciata in discesa, quando gli fu permesso di allenare la Fiorentina senza averne i requisiti.
Lo stellone l’ha aiutato anche dopo la disfatta contro la Macedonia del Nord, quando ci siamo ritrovati improvvisamente Italietta. Mancini è stato non solo confermato, ma gli sono stati attribuiti via via poteri crescenti, fino a diventare, solo poche settimane fa, il supervisore di tutte le squadre azzurre.
Nell’occasione è stato rinnovato anche il suo staff, cambiamento che, così lascia trapelare il mondo vicino all’ex ct, non l’ha del tutto convinto. Il che avrebbe incrinato il rapporto con la Federcalcio. Vedremo se la ragione è questa o piuttosto la faraonica proposta araba. In ogni caso sarebbe stato meglio chiudere con lui dopo non essere andati ai Mondiali.
La Gazzetta per prima lo difese, per cui non possiamo scagliare nessuna pietra. Possiamo, anzi dobbiamo, invece pretendere una successione di alto livello: Spalletti e Conte sono due bravissimi allenatori, garantiscono quella discontinuità di cui la Nazionale ha bisogno. Hanno caratteristiche umane e tecniche molto diverse, in comune hanno la voglia di mettersi al servizio della Nazionale, che ha bisogno e merita una scelta importante.