Con l’Italia fuori dal Mondiale arriva anche l’attacco di Luca Beatrice alla Nazionale di Mancini e alla Sampdoria. Ma cosa c’entra?
L’Italia fuori dal Mondiale. Per qualcuno vale come una vittoria. Uno di questi è Luca Beatrice. Chi è? Me lo sono chiesto anch’io. Wikipedia lo descrive come “curatore e critico d’arte contemporanea tra i più noti del panorama italiano”. Io faccio calcio e poco altro. Non m’intendo di arte ma di pallone sì. E mischiare l’Italia di Roberto Mancini con la nostra Sampdoria c’entra poco. Anzi niente.
Eppure lui ci è riuscito. Un esempio? Eccolo:
Roberto Mancini, dimettiti. Hai fatto peggio di Ventura quindi vattene. Non solo hai insistito sul bollito Insigne, su un centravanti che segna solo con la Lazio, hai fatto battere il rigore a Jorginho, uno che nel 2006 non avrebbe scaldato neppure la panca, hai ravanato oriundi a destra e manca per arrivare a 22 giocatori senza rischiare su talenti magari acerbi ma meglio dei Joao Pedro, senza capire i messaggi del campionato. La tua onta si chiamerà per sempre Macedonia del Nord e vanificherà gli Europei, gli scudetti, la Premier. Lo show non può continuare e mi dispiace per gli spot delle Marche dove si mangia bene.
Ma cosa c’entra l’Italia di Mancini con la Sampdoria dello scudetto?
Italia, l’attacco senza senso di Luca Beatrice a Mancini e alla Sampdoria
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Si può criticare l’Italia, si possono discutere le scelte di Mancini. Ci mancherebbe. Ora a prescindere è facile. Si ha sempre ragione. Ma perché toccare la Sampdoria, quella bellezza costruita negli anni da Paolo Mantovani? Da noto critico d’arte dovrebbe ammirare l’opera d’arte che il nostro amato presidente ha saputo creare negli anni, pezzo dopo pezzo, ha costruito una collezione personale di tele pregiatissime. E lo scudetto è stato solo un piccolo, grande premio di tanti sforzi fatti.
Forse quella Sampdoria avrebbe meritato di più. Forse quella ha Sampdoria ha saputo vincere l’Europeo in una magica notte d’estate. Quella stessa Italia del calcio che non viene poi mai aiutata da nessuna riforma. Ma parlare di quello forse annoia. Parlare male del Mancio è più facile, rende di più. Ma perché metterci di mezzo la nostra squadra? Vabbè, giudicate voi. Io l’ho già fatto…
La seconda consecutiva eliminazione dai mondiali, questa volta a opera della Macedonia del Nord, il che presume l’esistenza di una Macedonia del Sud (sono andato su Wikipedia e ho scoperto che in questa nazione vivono circa 2 milioni di persone, meno che a Milano insomma), spazza via ogni ricordo festoso della scorsa estate: la notte di Wembley, l’abbraccio tra Mancini e Vialli, le parate di Gigio Donnarumma.
Quell’effetto trainante, una specie di nuovo miracolo italiano con la vittoria agli Europei, il record di medaglie alle Olimpiadi, il governo Draghi finalmente autorevole e capace, si è dissolto come una bolla di sapone.
Troppo simile alla Sampdoria la Nazionale del Mancio, che vinse una sola volta, per culo o per mancanza di reali avversari. Era il 1990 e a parte un paio di eccezioni romane, lo scudetto non si è più mosso dall’asse Juventus – Milan – Inter. Qualcosa vorrà ben dire?
Si esatto qualcosa vorrà ben dire…