La puntina di Massimiliano Lussan non distrugge la Sampdoria dopo la sconfitta con il Milan. Anzi la esalta. Ottimismo e serenità per il futuro con Ranieri
Calvarese può avere sbagliato, ma non parliamo di arbitri.
Non ne vale la pena, perchè la storia della Sampdoria contro il Milan è un’altra storia. E’ la storia di una squadra che, a mio parere, per la prima volta dopo un paio di mesi, ha ritrovato se stessa.
Ed è la storia di una serata speciale.
Iniziamo dalla partita, che continua la serie terribile della Samp, iniziata con il derby di campionato e non ancora finita, ma che stavolta ci fa uscire dallo stadio sereni: ci sono sconfitte e sconfitte.
Qui c’era in campo la capolista, meritatamente capolista. Ma, la Sampdoria non è entrata in campo battuta e scarica, anzi.
Dieci minuti blucerchiati con Donnarumma che ha salvato un goal su tiro di Tonelli (nettamente il migliore in campo a mio parere, avanti e dietro, persino al di là del miracoloso salvataggio sulla linea) e poi tanto Milan, culminato con il rigore per il mani di Jankto (che invece si aggiudica la palma del peggiore insieme a Adrien Silva).
Ma, nell’intervallo e a inizio ripresa anche la prova che Ranieri è tornato Ranieri: escono i due peggiori ed entrano Ekdal e Damsgaard che migliorano nettamente la qualità blucerchiata o biancoblù che dir si voglia.
Gli altri cambi sono figli della sfortuna; dopo soli diciannove minuti si infortuna Bereszinski, ma il cambio è perfetto: Colley entra come centrale e Alex Ferrari va sulla fascia, dove peraltro aveva già fatto bene a Verona e a Bologna e funziona bene anche qui, meglio del polacco, e quindi la Samp ha trovato un nuovo titolare; La Gumina per Gabbiadini è figlio di un acciacco della punta bergamasca che stasera fra l’altro se la vedeva con Gabbia: dopo il derby di Calcinate con il suo compaesano Belotti, stavolta il derby dei Gabbia.
Ecco, se proprio devo trovare un errore di Ranieri, non ho capito l’ultima sostituzione, quella dell’ingresso di Leris. Chiaro che sir Claudio voleva mantenere l’equilibrio tattico e non sbilanciare troppo in avanti la squadra, ma a quel punto – probabilmente perso per perso – perchè non provare Verre o almeno Ramirez?
Comunque, ribadisco: finalmente ho rivisto la Sampdoria e tanto mi basta. E avrebbe potuto starci tranquillamente il pareggio sull’ultimo assalto con il cross perfetto di Candreva sfilato in area milanista di un soffio. Ma è stata comunque una serata speciale…
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E lo è stata prima ancora della partita, per una serie di suggestioni che già raccontano moltissimo: dopo i giochi d’artificio che presentano la partita nel buio di Marassi, che sono oggettivamente studiati solo per regalare un minimo di coreografia alle televisioni, ma sono altrettanto oggettivamente bellissimi, ci si mette l’altoparlante a fare uno splendido casino: “Lettera da Amsterdam”, lo struggente inno doriano, non viene sfumata e quindi si sovrappone a “O Gloriosa!”, la composizione di Giovanni Allevi che accompagna tutte le partite della Lega serie A.
E sentire Allevi mantecarsi di Vittorio De Scalzi e Chicco Sirianni, sentire il tono quasi epico della musica alleviana mescolarsi con la storia delle domeniche passate al seguito della squadra amata come e più di una donna è qualcosa che, già, da solo, varrebbe la serata. Roba che Paola Donati si porterà nel baule della memoria.
E poi c’è il minuto di silenzio per Maraschi e, quando segni in un derby in rovesciata, sei comunque nel cuore dei tifosi per sempre.
E poi ci sono le maglie, splendide, con cui gioca la Sampdoria questa sera e che sono, semplicemente, il secondo tempo rispetto a quelle dello scorso anno, con cui i blucerchiati (per l’occasione non blucerchiati) resero omaggio alla loro storia e all’anniversario della Società Ginnastica Sampierdarenese.
Oggi è il turno dei 120 anni dalla fondazione della Società Ginnastica Andrea Doria che è l’altra metà di questa storia.
Ed è tutto quasi commovente: le maglie bianche e blu mare della Samp anzi è più Doria, i numeri dorati sulla schiena, il pallone di cuoio passato a inizio partita a centrocampo da Fabio Quagliarella ad Alessio Romagnoli, un ex per di più, e messo subito in cassaforte in panchina dal massaggiatore rossonero.
Maglie uscite dal campo belle sporche, ed è una buona notizia.