Le ultime ore di Mancini da commissario tecnico della Nazionale: il retroscena della sofferta decisione del tecnico di Jesi
La decisione di Roberto Mancini di lasciare la Nazionale non è stata presa a cuor leggero. Non gli sarebbe stato possibile lasciare la sua creatura, una creatura che ha portato al successo nonostante la mancata qualificazione del 2018. E un’epoca avara di talenti azzurri. Anche per questo le ultime ore prima di parlare con il presidente Gravina non sono state facili.
Il malessere crescente, l’angoscia della decisione. E un ambiente, quello di Coverciano, che passo dopo passo non sembrava più quello che lui aveva costruito. Il cerchio magico degli amici sampdoriani in rapido sfaldamento, prima con la morte di Luca Vialli, poi con lo spostamento di Attilio Lombardo nell’Under 20, quindi la messa in discussione di Salsano.
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E forse anche per far posto agli “juventini”, i vari campioni che devono trovare il loro posto nel calcio a fine carriera. Tutto ciò, unito probabilmente anche a delle sirene dall’Arabia, ha portato Mancini a riporre il mandato nelle mani di Gravina, il quale ha dovuto accettare a malincuore la scelta del tecnico di Jesi. Grivina che così si è visto rovinato il Ferragosto nell’intento di riparare alla svelta al vuoto lasciato dal Mancio.
Assistito dalla moglie avvocatessa, che già notava il malessere latente del nostro, l’unico momento di svago e sollievo di Bobby Gol era solo quando pensava alla sua amata Sampdoria, mai dimenticata e indelebilmente impressa nel suo cuore. Le telefonate con Andrea, il figlio che studia da diesse a Genova, gli unici momenti nei quali – forse – l’eroe di Wembley è riuscito ad evadere da una scelta che ha scosso tutta Italia.