La panchina della Sampdoria di Massimo Ferrero sembra destinata a Giampaolo, un Maestro di calcio che nessuno vuole più…
Due esoneri cambiano la vita. Cambiano l’amore anche dei propri tifosi. Questo è il calcio. Sul suo carro quello dei (presunti) vincitori sono scesi tutti. È bastato l’arrivo di Claudio Ranieri per capire, per accorgersi che in fondo il Maestro non ha moltiplicato i punti e nemmeno i trofei della Sampdoria. Nessun miracolo, quelli li ha fatti semmai Massimo Ferrero comprando facce sconosciute diventate presto da copertina. E il merito di Marco Giampaolo? La risposta è semplice, ma ve la dico dopo.
Marco Giampaolo a Genova è stato un amministratore bravo, capace che non si è perso se non da marzo di ogni anno per tre consecutive stagioni. Ma giusto la colpa era della società che non dava obiettivi. Io l’ho sempre pensata diversamente. Se la società non ti dà grandi obiettivi se non salvarti, se non arrivare dalla parte sinistra della classifica, tocca a chi siede in panchina preoccuparsi di fare la differenza, motivare, tirare fuori sempre il massimo dai propri ragazzi. Facile dare la colpa agli altri. Sempre troppo facile.
Giampaolo Marco ha lavorato in regime di ordinaria amministrazione. E per sua fortuna l’allora condominio blucerchiato viaggiava a vele spiegate. Ogni anno campioncini pronti da lanciare, da far giocare e da rivendere. Perché se uno è bravo, è bravo. Se sei Murru rimani Murru. Ma vale anche per altri.
Un amministratore di condominio. Devo ammettere che non è mia. Me l’ha suggerito il mio caro amico Gianluigi Marraffa. Uno che di calcio ci capisce. Col pallone tra i piedi ci è nato, ha giocato nella nostra Primavera blucerchiata, ha girato la Liguria e oggi fa il procuratore. Uno che il pallone continua a viverlo con un occhio diverso del tifoso.
Giampaolo è stato un bravo amministratore. Ma poteva fare di più. Molto di più con la squadra che Ferrero gli ha consegnato per tre anni consecutivi. Una squadra che non aveva Di Francesco per mille ragioni, che non ha avuto Ranieri il primo anno. L’anno scorso invece con una squadra costruita e ragionata è riuscito a restare in piedi, con le braghe tirate su, fino all’ultima di campionato. Sembrava impossibile ricordate? Il Maestro però non aveva colpe. Lui era perfetto. Il suo calcio non si poteva discutere. Qualsiasi cosa toccasse diventava oro. Ci hanno creduto anche a Milano…
Due esoneri consecutivi hanno cambiato il giudizio su Giampaolo
Panchina Sampdoria, nessuno vuole Giampaolo. Povero Maestro di calcio
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Il Milan ci ha creduto, ci hanno creduto i tifosi ma cosa più grave pure i miei colleghi. Io li avevo avvertiti, loro non potevano crederci. Arrigo Sacchi? Poi hanno capito. Anche a Torino hanno immaginato di prendere un Maestro di calcio, uno che avrebbe cambiato la vita a Urbano Cairo. Si ma in peggio.
Due esoneri cambiano la vita. Lo ripeto. Oggi (leggo i social, i forum specializzati, i messaggi che mi arrivano in privato, quelli pubblici) nessuno lo vuole più. Oggi sembra che nessuno su quel carro ci sia mai salito per davvero. Domani vedremo. Un carro con quattro bandiera disposte ad ogni angolo, come un campo di calcio, come se la parita fosse finita.
E invece no. Si ricomincia. È lui ancora una volta il prescelto. Non la prima scelta ma nemmeno l’ultima. Una scelta con la speranza che Giampaolo non faccia come fatto nelle sue ultime due esperienze. Credetemi non è un attacco nei suoi confronti. Ho stima per l’uomo. L’ho sempre avuta. Ma non capisco perché a Genova sia stato descritto come un eroe, un mister da Nazionale, meglio di Mancini, un misto tra il Mourinho dell’Inter e il Guardiola del Barcellona con un pizzico di Klopp per il suo look da uomo di campo, da filosofo del calcio.
Dopo il Cholismo era nato il Giampaolismo. Un giorno forse si studierà anche a scuola. Forse un giorno lo insegnerà lui all’Università di Coverciano. Un giorno…
A Genova basta poco per innamorarsi di un giocatore, di un allenatore. Basta arrivare davanti agli altri (chi è che non ci riesce ormai?) e vincere i derby. In quello lui era bravo, non c’è che dire. Più difficile innamorarsi invece di un presidente. Ma ci sono delle giuste ragioni perché questo non avvenga. Forse ce ne saranno altre per giudicare anche questa scelta. Quella di un allenatore che non piace a nessuno, nemmeno a me. Ma cosa più grave nemmeno alla maggior parte dei suoi estimatori, tifosi e studenti. Ma nella vita non si può piacere a tutti. Ed io ne so qualcosa…