Grazie a SamPodcast (che potete seguire su Spotify e Spreaker) abbiamo realizzato in esclusiva un intervista a Pierre Laigle, centrocampista francese che ha indossato la maglia più bella del mondo dal 1996 al 1999.
“Ho accettato l’intervista con vero piacere. Ho trascorso a Genova anni molto belli e li ricordo molto volentieri”. E’ rilassato sul suo divano di casa Pierre Laigle, dal suo appartamento nei dintorni di Lione dove come tutti sta trascorrendo questo periodo di forzata clausura. “Dopo una vita al Lens, dalle giovanili alla prima squadra, volevo cambiare un po’…pensavo di restare in Francia e invece è arrivato il presidente Enrico Mantovani, che in tre giorni fece tutto e mi porto a Genova…a 26 è stato un bel cambiamento”.
Una bella differenza tra campionato francese e italiano…”Negli anni ’90 c’era solo la Serie A, dove giocavano i più grandi giocatori. Inghilterra e Spagna avevano campionati meno appetibili, la Francia campione del mondo ad esempio, aveva quasi l’intera rosa composta da giocatori del campionato italiano. In Italia era tutto ad alto livello: gli allenamenti, le strutture, gli specialisti che ci seguivano, staff di primissima qualità. In Francia in quegli anni non era così.
Com’è stato l’approccio con Genova?
Stupendo, non avevo mai vissuto al mare, fu bellissimo. Mi ricordo che vivevo a Nervi e il campo di Bogliasco era molto vicino e bellissimo…
Che Sampdoria ha trovato al suo arrivo?
Era un gruppo tosto: Veron, Mihajlovic, Montella, Salsano, Mannini e Gianni Invernizzi. Il più forte era Mancini, era stupendo vederlo tutti i giorni in allenamento. Siamo arrivati sesti e per un po’ avevamo tenuto il secondo posto dietro la Juventus. Abbiamo raggiunto la qualificazione in coppa Uefa. Era davvero un bel gruppo, sento ancora Franceschetti e Vergassola…Lui era davvero un professionista molto serio (ride ndr).
Ci tolga un curiosità… ai tempi ha conosciuto Marco Carparelli. E’ vero che aveva un tatuaggio blucerchiato?
(ride ndr) Si, è molto divertente questa cosa…lo ricordo anche io…è molto strano che poi sia passato al Genoa (ride ancora, ndr).
La stagione successiva, quella del 1997/1998 non andò così bene…che ricordi ha?
Sono arrivati Klinsmann, Boghossian, Signori e altri grandi giocatori. Ma purtroppo non è sempre detto che mettendo grandi giocatori insieme arrivino per forza grandi risultati, se manca la cosa più importante, cioè il gruppo. Era andato via il Mancio e arrivò mister Menotti. Era un grande allenatore, aveva un modo tutto suo di vedere il calcio, con una grandissima attenzione alla parte atletica. Ma le cose non andavano bene e la società richiamò Boskov, un vero monumento…e siamo riusciti a risalire in classifica, migliorando un po’ la stagione.
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Per lei non fu un periodo fortunato neanche in Nazionale…
Eh si…non fui convocato ai Mondiali di Francia ’98 anche se avevo fatto parte del gruppo dal 1996 al 1998. Il CT Jacques faceva un po’ di esperimenti, probabilmente ero stato convocato solo perchè si era fatto male qualcuno…
E arriviamo a quella maledetta stagione seguente del 1998/1999…
Partirono giocatori per noi fondamentali come Sinisa e Veron. Quell’anno iniziammo con Spalletti, poi cambiammo allenatore (Platt nrd) per poi tornare sotto la guida di Spalletti. Lui era alla seconda avventura importante, pensava sempre male dei suoi calciatori, non si fidava, anche se in realtà era un buon allenatore. Non riuscimmo a salvarci..
I ricordi più belli con la maglia della Sampdoria?
Sicuramente la partita contro il Milan nel primo anno in Italia… e poi ricordo con molto affetto tutte le partite contro il Napoli perchè segnai 4 gol, che non era una cosa facile…(sorride, ndr)
Per concludere, quali sono i giocatori più forti che con cui ha giocato?
Beh, sicuramente Zidane su tutti, e poi il Mancio…ma era molto forte anche il mio compagno al Lione, Sonny Anderson.
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