La grandezza di questa Sampdoria va molto oltre il 5-1, un risultato persino stretto per quello che si è visto in campo.
L’avversario, oggettivamente, è poca cosa. Questo Brescia mi sembra nettamente la squadra peggiore della serie A e il fatto che l’unica vittoria di Thiago Motta con il suo Genoa sia arrivata proprio contro la formazione di Corini, già è parecchio illuminante e dovrebbe spiegare tutto a chiunque capisca un minimo di calcio.
Ma, per l’appunto, sono tante le storie nella storia di questo 5-1.
Ad esempio, l’immagine di Ronaldo Vieira che, quando esce dal campo, viene affrontato da Ranieri che gli da tre buffetti sulla nuca (a Roma si chiamerebbero tre pizze, avevano una forza un po’ superiore a quella del buffetto) e si mette a ridere con lui.
Immagine della serenità, della tranquillità, dell’allegria, della grandezza umana prima ancora che sportiva di un allenatore.
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E qui vorrei fare un po’ l’elogio anche di chi ce l’ha messo in panchina, che si chiama Massimo Ferrero, che si chiama Carlo Osti e che si chiama un po’ meno anche Antonio Romei, ciascuno pro quota.
Il vizio della memoria è sempre una buona cosa e ricordo centinaia di prefiche che preconizzavano il fallimento blucerchiato immediato, una rosa che non sarebbe stata in grado di affrontare nemmeno la serie B e descrivevano la peggior squadra della serie A, mentre aveva semplicemente il peggiore allenatore in queste condizioni.
La cosa triste è che questa demolizione della “Sampdoria scarsa, gramma, pessima” arrivava anche da blucerchiati doc, con un ambiente avvelenato da pessimisti e mestatori e il miraggio degli americani in arrivo che, come l’Epifania, tutte le sciagure avrebbe portato via.
Invece, io penso ed ho sempre pensato che quella rosa fosse tutt’altro che scarsa, anzi.
E che l’unico americano sia quello in panchina, con Sir Claudio nei panni di un Alberto Sordi blucerchiato. Un americano di Roma, San Saba per la precisione.
Un conto è criticare Ferrero, e ci mancherebbe non farlo, quantomeno stilisticamente.
Un conto è descrivere Ferrero come il male assoluto, ignorando comunque anni di ottimi risultati societari sportivi ed economici, per di più raccontando che è in arrivo il sol dell’avvenire, quando non c’era nè il sole, nè forse nemmeno l’avvenire di fronte a offerte palesemente inadeguate.
Qui, l’unico numero splendido è quello della matematica del teorema di Sir Claudio: cambiando l’ordine dei giocatori, il risultato non cambia.
Oggi, anche lasciando perdere i lungodegenti Bertolacci e Barreto, mancavano i due centrali potenzialmente titolari – Omar Colley e Alex Ferrari – e il giocatore più in forma di dicembre: Gaston Ramirez.
E cosa si inventa Ranieri? Chabot e Regini splendidi centrali, e quest’ultimo – che un tempo veniva fischiato già alla presentazione delle formazioni – è stato protagonista di una prestazione sontuosa e commovente.
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E insieme a loro potrei citare tutti i quattordici scesi in campo, ma oltre a quelli che ho già nominato, mi piace parlare di Audero, tornato sicuro, di Linetty che è stratosferico, di Jankto forse alla sua migliore prestazione in blucerchiato, sui livelli di quello visto a Udine, di Quaglia tornato al gol, anzi alla doppietta, e soprattutto di un Morten Thorsby che era stato messo quasi fuori rosa, “scarso fra gli scarsi” e che oggi è il migliore in campo.
Ma anche vedere lo spirito con cui entrano i subentrati fa capire tutto: Caprari non lo darei via nemmeno per tutto l’oro del mondo; a Murillo sono bastati pochissimi minuti per far comprendere a tutti come mai era stato al Barcellona, sia pure con due sole presenze all’attivo.
Ecco, questa cosa si chiama gruppo e per crearlo ci vogliono uomini. In particolare la Sampdoria ha trovato un Uomo che lo fa. Una persona semplice, normale, educata, simpatica, sorridente. Anche un po’ paraculo, per usare un termine tecnico.
Oggi pomeriggio, ad esempio, quando Radiorai l’ha intervistato per “Tutto il calcio minuto per minuto” e “Domenica sport”, lui ha giustamente esordito festeggiando il compleanno.
Quando uno è Sir è Sir.
Un Sir che non si è lasciato andare nemmeno quando ha perso tre partite di fila che avrebbe meritato di vincere o pareggiare contro Cagliari, Parma e Juventus, che già avevano risvegliato i Gufi e i fans del primo Vasco, quello che cantava “Non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani, vacca gli indiani”.
Poi, certo, sabato c’è la Lazio, ma iniziamo a festeggiare quello che si è visto e si vede.
Ecco, con Ranieri è rinata la Sampdoria. Un americano, lui sì. a Genova