Andrea Mancini, figlio di Roberto, racconta come il padre sta vivendo questi giorni con la Nazionale, con un sogno: vendicare la Sampdoria a Wembley
Tra un giorno la Nazionale tornerà a giocarsi l’accesso a un quarto di finale di un Europeo a cinque anni di distanza da Italia-Spagna del 2016. L’Austria è un avversario da non sottovalutare e lo sa anche Andrea Mancini, figlio di Roberto, che a Libero racconta come il padre sta vivendo questi giorni:
L’Austria è una squadra senza il pedigree di un tempo ma sempre rognosa. Tuttavia, lo sento sereno. Telefonate e messaggini mi riportano a un suo atteggiamento giusto, di consapevolezza. Dono della maturità.
Il rapporto di Roberto Mancini con la Nazionale è sempre stato travagliato. Dal mondiale del 1986, in cui non fu convocato per una goliardata, a quello del 1990, in cui non giocò neanche un minuto:
Ha accettato la Nazionale per un senso di sfida, certo di dare vita a un’avventura intensa e perché sapeva di non aver dato il meglio, da giocatore, in azzurro. Si giocò il mondiale messicano 1986 per una goliardata: durante una tournée a New York non rispettò gli orari imposti dal ct Bearzot e venne fatto fuori. Nel 1990 Fu convocato da Vicini, ma non giocò neppure un minuto.
La missione di Roberto Mancini: vendicare Wembley
Roberto Mancini vuole vendicare la Sampdoria: le parole del figlio Andrea
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Il segreto di questa Nazionale è da ricercare nella volontà di Mancini nel creare un gruppo spensierato, come afferma il figlio Andrea. Una spensieratezza che ha accompagnato la carriera di Bobby goal:
Papà non vede, in nessuno di loro, tristezza. Tutta la sua vita calcistica è stata cavalcata nel segno della spensieratezza: 40anni di spensieratezza e divertimento.
E poi c’è qualcosa che vuole vendicare Roberto Mancini. La sua più grande delusione da calciatore è stata la finale di Wembley del 1992. Proprio quel Wembley che dovrebbe ospitare la finale degli Europei e in cui vorrebbe vendicare la Sampdoria:
La sua più grande delusione è stata sconfitta nella finale di Coppa Campioni del 1992 contro il Barcellona. Un giorno mi ha detto: Andrea, 30 anni fa con la Samp ho perso a Wembley, ho sofferto maledettamente; ora ho la possibilità di tornare in quello stadio per un’altra finale e cancellare l’incubo. La vita è una cosa meravigliosa: regala sempre una seconda possibilità.