La morte di Trevor Francis lascia un vuoto nei tifosi della Sampdoria, che nel luglio del 1982 lo accolsero in massa in via XX Settembre
A 69 anni si è spento Trevor Francis, stroncato da un infarto mentre si trovava in vacanza a Marbella, in Spagna.
Il ricordo dei tifosi della Sampdoria non può che andare all’estate magica del 1982. Quando in un’Italia fresca campione del Mondo sbarcava il talento inglese che, appena due anni prima, aveva vinto per la seconda volta la Coppa dei Campioni con il Nottingham Forest. Nella prima finale, contro il Bayern Monaco, decidendo anche la partita.
Paolo Mantovani, nell’estate della promozione in Serie A, si era innamorato di Francis mentre guardava i Mondiali di Spagna e in quell’estate sborsò 2 miliardi e mezzo di lire per strapparlo al Manchester City, dopo essersi assicurato anche le prestazioni di un certo Roberto Mancini. Era il segno che il presidente credeva davvero in un progetto che avrebbe portato i blucerchiati sul tetto d’Europa.
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Al suo arrivo via XX Settembre venne bloccata dai tifosi della Sampdoria, vogliosi di vedere un campione come l’inglese – il primo nella storia del club – vestire la maglia più bella del mondo. Il suo impatto fu clamoroso: la Samp vince con Juventus, Roma e Inter, a San Siro, con doppietta proprio di Francis. Gli infortuni fermarono spesso la sua classe: la frattura di una gamba e la rottura di un tendine d’Achille in Inghilterra; uno strappo nel Doria
Francis, però, tre anni dopo il suo arrivo, segnò nove goal in Coppa Italia, contribuendo alla vittoria del primo trofeo della storia della Sampdoria nel 1985.
Sulle pagine di Tuttosport lo ha ricorda Alessandro Stanziani, capitano della Sampdoria quando arrivò Trevor Francis:
Era un giocatore offensivo completo poteva giocare da centravanti ma anche da esterno destro o sinistro. Molto intelligente a livello calcistico, aveva grandi doti. Uno dei giocatori più forti con cui abbia mai giocato. E poi non mi ricordo di averlo mai sentito dire una parola contro un compagno, contro un avversario o contro l’arbitro. Anche quando magari una partita andava male.
Dopo le prime difficoltà divenne uno del gruppo. Uno di noi:
All’inizio ebbe un po’ in difficoltà con la lingua italiana, poi entrò perfettamente nel gruppo. Ricordo anche delle belle cene di squadra con lui. Ho appreso la notizia della sua morte con enorme tristezza anche se non lo vedevo da molto tempo. Ci siamo sentiti anche tra gli ex compagni dell’epoca, anche Bordon ci è rimasto molto male.