La Sampdoria di Andrea Sottil soffre del mal di casa? Un male che ha coinvolto anche Andrea Pirlo e chi lo ha preceduto a Marassi…
Non sono stato tenero, amici di ClubDoria46, nei confronti dei tanti errori grammaticali e di sintassi che ho visto commettere nella pur vittoriosa partita di Cesena, una settimana fa.
E, quindi, mi son sentito (in ampia compagnia) chiamato in causa dalle parole di Andrea Sottil, che – presentando la gara contro il Mantova – ha un po’ bacchettato la critica. Una critica a suo vedere eccessiva, nei confronti della difesa blucerchiata.
Dopodichè, però, qualcosa è cambiato nell’undici iniziale della gara contro i virgiliani, il che mi ha fatto pensare che, forse, non tutto ciò che avevamo visto noi era fuori dal mondo.
Così ci troviamo a commentare una partita che, seppur non splendente, ha visto la Sampdoria vincere con pieno merito contro la squadra di Possanzini. Cito l’allenatore dei lombardi non a caso, perché ho trovato abbastanza fantasiosa la sua ricostruzione della gara: il pari, ha detto, gli sarebbe stato stretto, figuriamoci una sconfitta dopo aver dominato.
Vedo e commento partite da talmente tanto tempo da capire, pur con l’occhio condizionato dal tifo, come e quanto l’espressione di un allenatore possa essere considerata attendibile. Quella di Possanzini assolutamente non lo è, e se per disgrazia fosse arrivato un pareggio non avrei gridato al furto, ma sicuramente avrei ripensato a lungo alle sette/otto palle gol nitide – a due, non di più – che avrebbero indirizzato la partita verso un punteggio finale più corrispondente a quanto visto in campo.
Fatta questa premessa, giusto per sgomberare il campo dagli equivoci, arrivo al punto: tutto perfetto? No: l’ho scritto anche dopo Cesena. E se devo salutare con piacere il terzo “rete inviolata” a Marassi su cinque partite, tre su quattro con Sottil in panca, devo anche constatare come solo tre delle sedici reti blucerchiate siano arrivate tra le mura un tempo amiche.
Sampdoria, perché anche Andrea Sottil soffre il Luigi Ferraris?
Sampdoria, anche Andrea Sottil soffre del mal di casa? Ma a Marassi vorrei soffrire di meno
LEGGI ANCHE Sampdoria-Mantova, Nathan Walker al Luigi Ferraris: è legato agli investitori di Singapore…
Non conosco il motivo, ma uno ci dev’essere, per forza. Dal 2019, fine del triennio giampaoliano, la Sampdoria ha un rendimento casalingo orribile, che non rende giustizia ai sempre oltre ventimila cuori blucerchiati presenti.
E poco importa se, tutto sommato, la media in trasferta è sempre decorosa, quando non validissima. Chi paga per andare allo stadio confida sempre da un lato di essere in qualche modo determinante (il “dodicesimo uomo in campo” di cui sono piene le pagine di calcio raccontato). E dall’altro di assistere a spettacoli che legittimino il proprio investimento.
Da anni, invece, a Marassi non è così: anche le vittorie sono spesso strozzate e tirchie, con attentati ripetuti alle coronarie del tifoso, persino quando sono del tutto meritate, come contro il Mantova.
Non ne conosco, lo ripeto, il motivo. Ma qualcuno ci deve pur essere. çe statistiche, per noi della vecchia scuola, pesano eccome, e non può essere un caso. Provo però ad azzardare due spiegazioni. L’ansia da prestazione, che ti fa scegliere la soluzione sbagliata (tiro invece di passare, passo invece di tirare), soprattutto a dieci metri dalla porta. E un eccesso di leziosità, che ti fa cercare la soluzione da fenomeno quando, invece, basterebbe essere chirurgici per chiuderla lì.
Altro dirvi non saprei, se non che oggi si vede un centrocampo mediamente più dominante, con Melle Meulensteen e Pajtim Kasami. Un po’ meno in Benedetti, che però continuo ad aspettare, e una difesa più composta.
Le soluzioni abbondano. E il mini tour de force delle prossime tre/quattro gare ci dirà se andremo verso il livello che, lo dico senza infingimenti, dovrebbe appartenerci.