La Sampdoria di Marco Lanna e Antonio Romei ha scelto di non cambiare nulla. Una scelta obbligata. Ma ora arriva il difficile…
La Sampdoria va avanti con Giampaolo, Osti e Faggiano. Ma più che è una scelta si tratta di una necessità. Quasi un obbligo, per dirla tutta. I summit degli ultimi giorni hanno garantito la piena fiducia del Cda all’allenatore e ai due “direttori” ma è anche vero che – in un momento societario così delicato – i blucerchiati non avrebbero potuto permettersi niente di diverso.
Com’è noto Giampaolo al raggiungimento della salvezza ha ottenuto l’automatico rinnovo per altri due anni a 1,2 milioni a stagione mentre Osti e Faggiano sono sotto contratto al momento sino al giugno 2023 e dunque sono a libro paga del club.
Conviene alla Sampdoria fare altre scelte, puntare su altri allenatori o su altri direttori sportivi rischiando poi di accollarsi ulteriori costi di gestione? La risposta è ovviamente no.
La scelta obbligata della Sampdoria
Ecco allora che il club ha deciso – con grande buon senso, questo va detto – di fare di necessità virtù. Meglio dunque andare avanti con Giampaolo in panchina e col tandem Osti-Faggiano, che comunque alla fine dell’ultima stagione sono riusciti in qualche modo a condurre la nave in porto, piuttosto che affidarsi a un progetto tecnico totalmente rinnovato.
La perfezione non è parte di questo Mondo e probabilmente anche questa organizzazione non sarà perfetta in senso assoluto. A cominciare da un dualismo tra Osti e Faggiano che esiste da un anno e che rischia di trascinarsi anche nel campionato alle porte.
Al di là di quelli che potranno essere i ruoli più o meno diversi tra campo e mercato, quel che è certo è che tutti i protagonisti siano ora più che mai chiamati a fare il massimo solo per il bene della Sampdoria, del club e soprattutto della squadra. Il vero problema in realtà è un altro, e torniamo più o meno sempre allo stesso punto.
Sampdoria, tra la cessione e il mercato di Faggiano…
Sampdoria, avanti così. Ma non per scelta. E ora arriva il difficile…
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Quando la presidenza Lanna e il nuovo Cda si erano insediati nel dicembre scorso – nel pieno marasma delle vicende giudiziarie di Ferrero – la sensazione era quella di un governo tra virgolette di transizione che potesse traghettare la Samp alla salvezza sul campo e la società alla cessione.
A distanza di sei mesi però l’unico risultato raggiunto è stato quello della permanenza in A (non scontato comunque) mentre dal fronte cessione non sembrano arrivare ancora novità decisive, al di là del ruolo della Banca Lazard come advisor e di quattro due diligence in corso da parte di altrettanti gruppi esteri interessati (in prima fila ci sarebbero un paio di gruppi americani i cui nomi sono coperti da patto di riservatezza).
Per farla breve insomma il board di transizione è ora costretto ad andare avanti anche in questo mercato estivo, dopo aver già affrontato tutto sommato in modo positivo la sessione invernale, cercando di far quadrare i conti nel modo più intelligente possibile e provando naturalmente ad allestire una squadra comunque in grado di restare in categoria.
Tocca a Daniele Faggiano costruire la Sampdoria…
Faggiano può essere un uomo molto importante nella ricerca dei giocatori giusti per Giampaolo, che nelle settimane scorse aveva chiesto di trovare “altri 4 o 5 Sabiri in serie B“. Proprio Faggiano era stato l’uomo a scovare il talento marocchino all’Ascoli e chissà che non possa ripetersi centrando almeno qualcuno tra i nomi (Saric, Tramoni, Cistana, Boloca…) che sono già iniziati a circolare in queste settimane.
Nessun nome eclatante ma forse profili ideali per una Sampdoria che dovrà abbassare il monte ingaggi e contemporaneamente alzare il livello di fame calcistica del suo spogliatoio, con Giampaolo che dovrà dimostrare di essere bravo a valorizzare giocatori al momento non ancora di primo piano (del resto anche Skriniar e Torreira quando erano arrivati alla Samp, solo per fare due nomi, non erano certo famosi).
Si profila insomma un’estate non semplicissima in termini di mercato e prospettive ma – se tutte le parti in causa contribuiranno davvero a lavorare solo per il bene della Sampdoria (non dimentichiamoci neppure il ruolo di Vidal come trustee nel trust di cui continua a far parte la società di corte Lambruschini) – forse le cose possono funzionare ancora.
L’obiettivo credo sia quello di costruire un equilibrio solido o quantomeno stabile tra gestione societaria, anche in questa fase di transizione, e tecnica. Facile a dirsi e più difficile a farsi.
Perché forse la vera impresa non è stata quella di salvare l’ultima Sampdoria – squadra che arrivava non lo dimentichiamo dal nono posto del campionato precedente – ma potrà esserlo la conquista della prossima salvezza dopo una stagione così tribolata. Una scommessa difficile ma suggestiva, aspettando tempi migliori.