L’esplosione al Valencia e l’interesse della Juventus, i tanti infortuni e le difficoltà con l’Atalanta: la storia di Piccini, il nuovo acquisto della Sampdoria
La carriera di Cristiano Piccini è tutta un cadere e rialzarsi. Affrontare il macigno degli infortuni, sfiorare l’approdo in grandi squadre, ripiombare nello spettro dei problemi fisici ed esultare per un goal e per avercela fatta. Riprovarci e riprovarci ancora. Se le visite mediche andranno bene, la Sampdoria prenderà il classe 1992 fino a giugno, per provare a lottare per i playoff con un rinforzo in difesa che ne ha viste e passate tante.
Piccini è nato a Firenze ed è nella sua Fiorentina che ha cominciato la carriera. Dapprima le giovanili, poi l’esordio in Serie A nel dicembre 2010, 11 minuti che saranno l’unica sua apparizione in prima squadra con il club del suo cuore. Costretto a cercare spazio altrove, passa prima dalla C, con la Carrarese, poi in B con lo Spezia e in A col Livorno.
Ma in Italia non sembra esserci molto spazio per lui, così che decide di andare all’estero. A 22 anni sceglie il Real Betis, squadra che, nel 2014, militava in Liga 2, ma che in un anno è salita di nuovo nella massima serie. E’ stata la sua esperienza più longeva fino ad allora, 3 anni con 58 presenze e le prime reti tra i professionisti della sua carriera.
Sì perché per un terzino non è facile segnare, anche se ultimamente chi gioca sulla fascia ha molte più chance di prima. Ma Piccini è uno che spinge, veloce, tecnico, con un fisico prestante (1,89 metri di altezza) e le occasioni le crea. Così nel 2017 passa allo Sporting Lisbona, la prima big della sua carriera, con cui fa l’esordio in Champions League (7 presenze tra qualificazioni e gironi) e in Europa League. Titolare fisso in campionato, sembra che tutto stia andando a gonfie vele e, dall’Italia, cominciano a pentirsi di non aver puntato su di lui.
Dallo Sporting al Valencia, dalla consacrazione all’incubo infortuni: il calvario di Piccini
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Ma inizia da qui, dal Portogallo, il suo calvario. Comincia ad avere qualche problema fisico a tormentarlo, che inizialmente è di poco conto. Un infortunio alla coscia, solo due partite saltate con lo Sporting. Non sembra nulla di preoccupante. Ma comunque i lusitani lo cedono per 8 milioni al Valencia e Piccini torna in Spagna, fiducioso, in un club che da subito ha creduto in lui.
Al punto da far mettere su di lui una clausola rescissoria da 80 milioni di euro. Tanto valeva, secondo l’allenatore Marcelino Toral, che stravedeva per lui. E, all’inizio, ha avuto ragione. Piccini ha sfornato prestazioni importanti in campionato e Champions League, tanto che Roberto Mancini, da poco ct dell’Italia, lo ha voluto inserire nel suo nuovo progetto tecnico, con l’esordio avvenuto contro l’Ucraina il 10 ottobre 2018.
Dieci giorni dopo, però, infortunio alla coscia. Caduta. Torna dopo qualche settimana e segna il primo goal con il Valencia, il 23 dicembre 2018 contro l’Huesca. Ritorno. Quel goal se lo ricorderà per molto tempo, perché per 3 anni non ne segnerà più. Il 2019 è l’anno nero di Piccini. Comincia con un altro infortunio alla coscia, che si ripete poche settimane dopo. Caduta. Poi addirittura una commozione cerebrale, 4 partite saltate. Caduta.
Fino all’estate 2019. Piccini si frattura la rotula, un infortunio pesantissimo, che lo costringe a stare fermo per mesi e mesi. Grande caduta. E pensare che, fino a un mese prima, la Juventus lo aveva cercato a lungo, ritenendolo il perfetto sostituto di Joao Cancelo, partito alla volta del Manchester City. Lui però aveva dichiarato amore eterno al Valencia, la squadra in cui si era consacrato, e non aveva accettato.
Poi il buio. Un lungo percorso di rientro, fino a che nel 2020 non lo ha cercato l’Atalanta, che in quanto a esterni ha avuto, durante la gestione di Gian Piero Gasperini, molto fiuto a rintracciare talenti. Per Piccini era l’occasione di tornare in Italia, di ripartire da zero, ma le cose sono andate peggio di quanto pensasse. Lo ha raccontato lui stesso in un’intervista qualche tempo dopo, ricordando come l’abbiano fatto passare per un invalido:
Il trasferimento all’Atalanta è stato un mio errore. Gasperini mi amava pur sapendo che ero fermo da un anno. Sono andato a Bergamo per due giorni a fare le visite mediche. E videro che avevo mancanza di forze e problemi che non erano ancora stati superati. Ma hanno deciso di assumermi. Mi facevano sentire un invalido e sembrava che il problema fossi io, quando sapevano benissimo come erano andate le cose. Entro tre giorni ero già fuori dalla squadra. Ho giocato una partita per 60 minuti. Ero zoppo. È stato un incubo. Avevo bisogno di aiuto e ho trovato tutto tranne l’aiuto. Sembra che volessero affondarmi invece di aiutarmi. Ho chiesto di tornare a Valencia perché ero molto vicino a cadere in depressione
La quasi depressione all’Atalanta, poi la rinascita
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Sembrava l’occasione per rialzarsi, ma ha peggiorato ancora le cose. E allora, dopo soli 6 mesi, è tornato a Valencia, dove tutti avevano un gran ricordo di lui. Quell’anno finisce con 3 presenze coi pipistrelli, un lento e progressivo ritorno. Che si è compiuto nel dicembre 2021, quando, contro l‘Elche, è tornato al goal dopo 3 anni, lasciandosi andare ad un’esultanza esplosiva e liberatoria.
Da lì, però, il Valencia decide di cederlo. Ancora troppo fragile forse, non è più quello di prima. Nel gennaio 2022 va a titolo gratuito alla Stella Rossa Belgrado, dove ad allenarlo c’è Dejan Stankovic. Anche lì resta fino a fine stagione, con una manciata di presenze, senza lasciare il segno. Nell’estate successiva diventa svincolato, ma per poco.
Su di lui mette gli occhi il Magdeburgo, club di Zweite Liga, Serie B tedesca, che gli offre un contratto di 2 anni. In Germania Piccini rinasce davvero, accettando umilmente di adattarsi a un’altra posizione, che gli svolta di nuovo la carriera a 30 anni. Da terzino, il ruolo di una vita, diventa difensore centrale, sfruttando quel fisico che ha sempre avuto, ma impiegato in altri modi.
Oltre 30 presenze in totale coi tedeschi, con 5 goal segnati, di cui 4 nella prima stagione. La migliore dal punto di vista realizzativo. E quella della ritrovata fiducia. Adesso si apre un nuovo capitolo, con la sfida della Sampdoria nella Serie B italiana che gli può dare tanti stimoli. La voglia di tornare in Italia, quella di conquistare la promozione in A, quella di giocare difensore centrale, esperto in una rosa di giovani.
Cristiano Piccini firmerà fino a giugno, anche questa è una sfida. Soprattutto a se stesso, a quel fisico che a volte lo ha tradito, specie nel pieno della carriera. Genova può essere una ripartenza, come lo è stata Magdeburgo. Una di quelle che arrivano solo dopo le cadute, dopo averne passate tante e imparato come rialzarsi.