Sampdoria, dedicato a tutti i terrapiattisti, a tutti quelli che ricordano Paolo Mantovani a modo loro. In un modo sbagliato…
Amici Sampdoriani, amici sportivi, approfitto di questa pausa del campionato per riprendere un discorso che da un po’ manca su queste colonne: quello sullo stile e sulla diversità della gente blucerchiata. E lo faccio sperando di mettere un po’ in difficoltà il Direttore, uomo libero se ce n’è uno, e proprio per questo spesso ai miei antipodi nella visione del mondo blucerchiato…
L’occasione mi viene servita su un piatto d’argento: trent’anni fa ci lasciava Paolo Mantovani, l’uomo che ha fatto grande la Sampdoria e che ha riportato il calcio genovese agli onori del mondo.
Il tutto proprio quando il Tribunale di Genova ha omologato il piano di ristrutturazione del debito presentato dalla nuova maggioranza azionaria dell’U.C. Sampdoria, di fatto completando l’iter acquisitivo iniziato a fine maggio e concretizzatosi poi nell’assemblea del 16 giugno.
Una coincidenza spero non casuale, che però ha scatenato sentimenti vili e meschini in chi, in entrambi gli avvenimenti, ha visto il materializzarsi di soluzioni non gradite (uso un eufemismo).
Alle pronunce di esperti di diritto, curatori fallimentari, tributaristi, cattedratici della finanza, eravamo abituati da diversi mesi. Gente che non si capacita di come i creditori, di come noi contribuenti, di come la civiltà occidentale tutta, altri che hanno visto pressioni del KGB, dell’Esercito della Salvezza, psicolabili capaci di credere ad una battuta nata da un gruppo di tifosi/cabarettisti (la questione dell’intervento del CONI per il ritiro) e di farla passare per vera, scandalizzandosi.
Sampdoria, Paolo Mantovani è Paolo Mantovani
Sampdoria, dedicato a tutti i terrapiattisti…
LEGGI ANCHE Calciomercato Sampdoria, alla prossima presenza il riscatto di Pedrola. I dettagli
Gonzi che inseguono colleghi ampiamente screditati (chi per evidente manipolazione di terzi, chi per battaglie personali, e – tengo a precisare – nessuno di loro è iscritto all’USSI, l’Accademia dei Lincei del giornalismo sportivo), i quali peraltro continuano imperterriti ad arrampicarsi sui loro specchi. Arrivando addirittura a ipotizzare un ricorso della Lega di serie B contro sé stessa per la faccenda della percentuale sul contributo di solidarietà (c.d. “paracadute”), che da un lato è la stessa richiesta avanzata da quasi tutte le società retrocesse, e dall’altro è logico e corretto: a che pro devolvere il contributo stesso, che serve ad attutire il danno per le retrocesse, a chi in B c’è da anni?
Il tutto, ovviamente, per una questione di giustizia, e “povera Italia corrotta”, non certo perché la via d’uscita ha (sul serio) rovinato almeno in parte un sogno. Meschino.
Ma da ieri, un po’ ovunque, è un prosperare becero – ma “becero” è l’aggettivo che meglio descrive le caratteristiche di questa “nouvelle vague” del tifo – di ignoranza cattiva verso un grande uomo ed un irraggiungibile presidente, stimato e apprezzato ovunque, persino dalla maggioranza dell’altra tifoseria cittadina (per lo meno quelli della mia generazione, o che lo hanno sportivamente conosciuto), presente in massa e con tanto di vessilli persino nel giorno tristissimo delle esequie.
Prima caratteristica: l’umiliante viltà di chi si nasconde dietro “nomes de plume” e sentenzia. Seconda caratteristica: distorsioni storiche assurde, ricostruzioni fantasiose e “de relato” (gente che probabilmente non era neanche nata). Terza caratteristica: il dover per forza di cose sminuire, perché qualsiasi fatto, pur positivo, che appartenga ad una parrocchia diversa (quella, la nostra, in particolare) dev’essere negata, svilita, azzerata, ridimensionata.
La Sampdoria non si tocca
Si va dalla quasi innocua affermazione in base alla quale “senza Mantovani i tifosi della Sampdoria non esisterebbero” (basta guardare i numeri delle stagioni precedenti per smontare questa scemenza), alla citazione di siti scandalistici e di nessuna affidabilità giornalistica e storica su presunti coinvolgimenti in naufragi oceanici, a leggende su evasioni e latitanze smentite da sentenze e procedimenti penali e tributari. Ma, esattamente come in politica, “ho fiducia nella Magistratura” è come averla negli arbitri.
Ripeto, vili. Senza faccia. Ma non senza possibilità di querela, che servirebbe – ipotizzo – a sovvenzionare associazioni che si occupano di solidarietà ad ogni livello: bambini, anziani, disabili, malati, ambiente.
Dato che sarebbe carino che ognuno scegliesse gli scheletri nei propri armadi, è una soluzione che caldeggio.
Alla prossima, tornando a parlare di calcio. Con tanti saluti ai terrapiattisti.