In Casa Sampdoria non funziona niente e non da oggi: da Manfredi ad Accardi si è sbagliato molto, forse tutto!
Ho sbagliato tutto. Ogni valutazione, oggi, purtroppo è risultata errata. Dopo le mie critiche dello scorso anno nei confronti di una società nuova nella quale si capiva poco a livello organizzativo, ho voluto dare fiducia a Matteo Manfredi e compagni. E invece, oggi, mi devo ricredere dovendo ammettere di essermi illusa che la scelta di Pietro Accardi, che ha allestito in estate una rosa sulla carta tra le favorite, potesse sistemare tutte le mancanze.
Nella scorsa stagione mancava la figura di un direttore sportivo, e dopo aver visto defilarsi, senza spiegazioni, il reale acquirente della società (Andrea Radrizzani) i dubbi che non mi lasciavano tranquilla si erano materializzati anche sul campo.
Stagione di transizione, si diceva. Ci vuole tempo per riorganizzare una società dopo le macerie della precedente gestione. Tutto vero; non era semplice ma oggi possiamo constatare che agli errori non è stato posto rimedio con scelte che si sono rivelate tutte sbagliate.
La Sampdoria è in balìa degli eventi, la confusione regna sovrana in campo e fuori. Una squadra giudicata da tanti addetti ai lavori tra le migliori della serie B è impietosamente sul baratro della C. E nessuno, e sottolineo nessuno, è esente da colpe. Oggi direi che questa affermazione la possiamo sottoscrivere con il sangue.
Ma partiamo dalla società: chi è che comanda? Quanti elementi societari si possono definire “uomini di calcio”?
Manfredi e tutti i suoi “bracci” destri e sinistri, possiamo definirle persone di finanza, manager di azienda anche competenti ma che con il calcio hanno poco da spartire. Quanti dei personaggi dell’era Ferrero poi sono stati epurati? Tra i nomi che compaiono tra le scrivanie della nuova sede di Bogliasco quanti sono ancora gli stessi della vecchia sede di Corte Lambruschini?
Sampdoria, Manfredi si ricordi il patrimonio che è questo club!
Dal presidente della Sampdoria Manfredi a Pietro Accardi: quanti errori!
LEGGI ANCHE Calciomercato Sampdoria, Pietro Accardi studia il colpo Antonio Raimondo. I dettagli
Primo errore imperdonabile per chi vuole scrivere pagine di una nuova era. Tabula rasa e cambiare il clima viziato di un ciclo da dimenticare doveva essere la prima prerogativa della nuova gestione. E invece anche quest’anno ci ritroviamo a fare i conti con mancanze ed errori sempre più grossolani.
E veniamo al campo: una squadra che per nomi, curriculum e storia con i bassifondi della classifica cadetta non dovrebbe avere nulla a che fare si ritrova inguaiata ad un passo dall’inferno, e che sta scrivendo le pagine più nere della storia blucerchiata. Una compagine senza mordente, senza personalità e probabilmente anche senza voglia.
Definirla una rosa scarsa non fa che concedere alibi a calciatori che se avessero messo in campo un po’ di attributi non ci avrebbero obbligati a vedere prestazioni indecenti e incommentabili.
Anche la squadra non viene gestita con autorità e autorevolezza da chi dovrebbe vigilare sull’impegno profuso e creare un ambiente sereno. Si ha come l’impressione che a Genova, da troppo tempo, ognuno possa fare ciò che vuole senza il rischio di subirne le conseguenze.
La Sampdoria, per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse, ha una storia da rispettare, ci sono 25 mila persone che nonostante un andamento catastrofico e le varie vicissitudini affrontate è paziente e sempre presente allo stadio e merita ben altra considerazione.
Sembrano frasi banali e di circostanza ma non è così. La Sampdoria è un patrimonio da conservare e curare, non una società da dilaniare. Che se lo mettano bene in testa tutti… dal primo all’ultimo i responsabili di questo scempio.