Cosa succede alla Sampdoria? E a Marco Giampaolo: tante parole per l’allenatore blucerchiato e pochi punti in classifica…
Tante parole e pochi punti. La Sampdoria in questo campionato ha conquistato 2 punti in 6 partite. L’anno scorso di questi tempi – con D’Aversa in panchina (che complessivamente fu una delusione) – i blucerchiati avevano 5 punti dopo 6 giornate.
E anche quel calendario fu subito in salita visto che nello stesso periodo i doriani affrontarono Milan, Inter, Napoli e Juventus riuscendo a ottenere l’intera posta nello scontro diretto di Empoli, pareggiando col Sassuolo in Emilia e con l’Inter in casa.
Da quando Marco Giampaolo è tornato sulla panchina della Sampdoria – dallo scorso gennaio – la squadra ha conquistato 18 punti complessivi, perdendo 14 partite sulle 22 disputate complessivamente. Una media di 0,8 punti a partita che diventa addirittura di soli 0,3 per la stagione in corso.
Una Sampdoria dove la regola è diventata quella di perdere quasi sempre. Questi sono numeri e non sono opinioni. Io voglio bene a Marco Giampaolo (gliel’ho detto anche l’altro giorno a Bogliasco dopo una mezza sorridente discussione a margine della conferenza stampa pre Milan), gli sono affezionato anche a livello umano e resto convinto che sia un buon allenatore. Però insomma è evidente che qualcosa non funzioni nel verso giusto.
Forse è bene ricordare che l’anno scorso la Sampdoria si salvò con soli 36 punti (anzi forse sarebbe meglio dire 33, la vittoria con la Fiorentina a cuor leggero ha un peso relativo) in un campionato di livello bassissimo per la zona calda dove la salvezza era arrivata – più che per i meriti blucerchiati – per i demeriti di chi aveva fatto peggio.
Certo poi la rocambolesca vittoria nel derby e la retrocessione del Genoa avevano trasformato una stagione globalmente negativa in una grande festa almeno per i tifosi. Però insomma bisognerebbe anche ricordare cosa ha fatto o meglio cosa non ha fatto la Samp nell’ultimo campionato.
Sampdoria, poche parole sul rinnovo di Giampaolo…
Altra questione: nonostante un girone di ritorno a dir poco tribolato la scelta di ripartire con Giampaolo in panchina è stata praticamente obbligata per la Sampdoria o meglio per questa Sampdoria eternamente commissariata e in stato d’emergenza in attesa di un passaggio di proprietà che come Godot non arriva mai.
Nel contratto di Giampaolo in caso di salvezza scattava automatico il rinnovo per due anni a 1,2 milioni a stagione: in buona sostanza scegliere un altro allenatore sarebbe stato un lusso difficilmente sostenibile.
Da qui la scelta tutto sommato anche sensata di andare avanti con Giampaolo, uomo che conosce la piazza e che – con un ritiro a disposizione – avrebbe potuto, dovuto (e forse potrebbe ancora) fare meglio rispetto alla scorsa stagione.
Le difficoltà non sono mancate di certo sul mercato ma alla fine in buona sostanza sono partiti due titolari – Thorsby e Candreva – e ne sono arrivati altri di potenziali come Djuricic, Villar e Winks (quest’ultimo per ora non si è ancora visto).
La società insomma pur nelle difficoltà ha cercato di mettere il tecnico nelle condizioni migliori e lo ha coinvolto nelle strategie estive.
Voglio essere chiaro: se la Samp si trova in piena zona retrocessione non è colpa solo di Giampaolo, le responsabilità vanno distribuite anche con chi va in campo, con chi ha pensato questa nuova Sampdoria e soprattutto con chi (Ferrero) ha trascinato il club in una situazione a dir poco delicata.
Però continuo a pensare che ci siano ancora troppe parole e pochi punti. Anche da parte dello stesso Giampaolo.
Vado controcorrente: non ho apprezzato molto il suo sfogo sull’arbitraggio di Fabbri col Milan, che pure non mi è piaciuto. Dico subito che io quel rigore su Sabiri lo avrei fischiato tutta la vita.
Detto questo credo che la Sampdoria abbia sprecato un’occasione enorme: in undici contro dieci, sull’1-1, in casa e col pubblico a favore non è riuscita a portare a casa un risultato positivo creando troppo poco.
Una Samp che non ha sfruttato il vento in poppa, che non ha avuto le idee e il coraggio giusto per giocarsi la partita sino in fondo pur di fronte a un avversario nettamente superiore. Che la Samp non sia una squadra che brilli per personalità lo abbiamo capito, come dimostrato dai clamorosi tonfi di Salerno e Verona. Credo però che sia lecito chiedere di più a questa squadra e anche a questo allenatore.
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Poi come detto ci sono le parole. Personalmente non ho capito bene perché – alla vigilia della gara col Milan – lo stesso Giampaolo si sia stizzito per un articolo di un quotidiano cittadino (ma anni fa non ci aveva detto che lui pensava solo al campo e non leggeva nulla?) che raccontava di presunti malumori all’interno della società nei suoi confronti. Giampaolo ha parlato di “problemi di comunicazione all’interno del club” tirando in ballo almeno cinque rappresentanti della società (Lanna, Romei, Faggiano, Osti e Baldini) ma senza dire chiaramente quale fosse il suo obiettivo.
Intendiamoci Giampaolo è libero di dire quello che vuole, è libero di sfogarsi e mandare messaggi se crede anche a mezzo stampa. Però se le sue parole cercavano o chiedevano chiarezza (forse qualcuno all’interno della società avrà recepito il messaggio) credo possano aver scatenato anche un po’ di confusione quantomeno all’esterno.
Poi se qualcuno all’interno del club ha da muovere qualche critica a Giampaolo per quanto mi riguarda ha anche il diritto di farlo, fa parte del calcio e fa parte della vita.
Di sicuro – e su questo ha ragione il mister – meglio chiarirsi in famiglia, anche se non è detto che ci sia per forza qualche panno sporco da lavare. Siamo però sicuri che le parole di Giampaolo abbiano favorito la serenità dell’ambiente? Sinceramente non credo che la Sampdoria abbia bisogno di altri alibi.
Una volta c’è la situazione societaria, una volta ci sono gli arbitri, una volta ci sono i problemi di comunicazione del club. Io credo che – se gli stipendi vengono pagati regolarmente – Giampaolo e la Sampdoria siano chiamati a risolvere tanti problemi soprattutto sul campo.
Giampaolo è un grande lavoratore, un eccellente tattico, un allenatore con idee e qualità. Non lo chiamano “Maestro” per prenderlo in giro ma perché effettivamente ha dei numeri, ha una visione del calcio che – se messa in pratica – può regalare prestazioni e punti.
Sin qui però nel Giampaolo bis alla Samp il bel calcio e soprattutto i risultati si sono visti solo a sprazzi, tra poche luci e molte ombre.
Ed è qui che si deve passare dalle parole ai fatti anche nella Samp attuale con tutti i suoi limiti.
La Sampdoria del suo precedente triennio era un’altra cosa…
Nel suo precedente triennio la squadra aveva tutt’altra qualità (forse ci siamo dimenticati di gente come Skriniar, Andersen, Torreira, Praet, Schick, Muriel, Zapata, Bruno Fernandes e compagnia?) e giocava di sicuro meglio. Giampaolo fu bravo a valorizzare tutti questi giocatori e lanciarli o rilanciarli nel grande calcio.
Quella squadra non soffrì mai in classifica e anzi forse con un po’ più di convinzione avrebbe anche potuto andare in Europa. Poi però dopo quel triennio – dopo che Giampaolo parlò di quella famosa “asticella” da alzare per lui e per la squadra – il tecnico di Giulianova è incappato nei due consecutivi flop con Milan e Torino (che pure erano buone squadre) per tornare poi alla Sampdoria come scelta in parte romantica e in parte anche di necessità visto che era difficile per lui trovare treni migliori.
Un Giampaolo bis sin qui meno “talebano” rispetto al passato in termini di modulo, con una squadra sicuramente meno forte rispetto a quella degli anni scorsi ma con delle potenzialità sinora ancora abbastanza inespresse.
È facile parlare col senno di poi e su questo Giampaolo non ha torto. Però perché insistere su Sabiri mezz’ala visto che il giocatore sta deludendo apertamente in questa fase? Perché poi insistere su Caputo come unico punto di riferimento offensivo? Davvero non esistono soluzioni diverse? A scanso di equivoci, io in questo momento – anche se i numeri sono contro di lui – non sono favorevole a un eventuale esonero di Giampaolo.
Anzi sarei ben lieto se l’allenatore (che sotto sotto pur tra tanti mugugni è sempre apprezzato dalla piazza) riuscisse a riscattarsi, e con lui si riscattasse la Sampdoria proponendo un bel gioco e dei risultati positivi.
Penso però che sia arrivato il momento di fare punti cercando di puntare l’attenzione solo sulle vicende di campo.
L’anno scorso D’Aversa arrivò alla gara di andata con lo Spezia (era la 9a giornata, non la settima) col fiato sul collo della classifica ma vinse e salvò la panchina. Poi sappiamo come andarono le cose di lì a pochi mesi. Adesso Giampaolo deve cercare in tutti i modi di vincere al Picco per rafforzare se stesso e la Sampdoria. Senza pensare al futuro ma solo al presente. E chissà che la storia non possa essere finalmente diversa
Sampdoria, Giampaolo: tante parole e pochi punti…