Gianluca Vialli racconta com’è nata l’idea del libro sui trent’anni dello scudetto della Sampdoria scritto insieme a Roberto Mancini e dice la sua su un futuro da presidente
Il racconto de “La bella stagione” è anche nelle parole di Gianluca Vialli, l’artefice insieme a Roberto Mancini del libro sui trent’anni dello scudetto della Sampdoria. Il numero 9 blucerchiato della squadra che dominò la stagione 1990/91 ripercorre come è nata l’idea, tra aneddoti e storie di quella squadra.
Il libro nasce da un’idea dei gemelli del goal e di Marco Lanna. Ricordare non è stato facile, ma l’unione del gruppo è stata molto utile per mettere insieme i racconti del passato:
È un libro scritto a 30 mani. L’idea è stata di Marco Lanna, mia e di Roberto. Un libro è il modo migliore per mettere nero su bianco ricordi di una stagione eccezionale, forse irripetibile. Riguarda tutti i protagonisti di quel miracolo, quelli che ci sono e quelli che non ci sono più. Non potevamo perdere la possibilità di lavorare insieme su un progetto così. È un libro trasversale non solo per gli amanti di calcio né solo per i sampdoriani, penso sia interessante per tutti.
Gianluca Vialli ricorda, poi, Paolo Mantovani, l’uomo che ha reso possibile quel miracolo. Un uomo che sapeva coinvolgere, tanto che i calciatori dormivano con il pigiama della Sampdoria:
Riusciva sempre a trovare grande equilibrio nella gestione del club. Era un visionario, con la volontà di essere Davide contro Golia. Voleva far diventare possibile l’impossibile. Noi andavamo a letto col pigiama della Samp perché lui ti faceva sentire una pelle blucerchiata. Io mi dicevo che da grande avrei voluto essere come lui. Quando andavi nel suo ufficio a prendere lo stipendio e ti parlava ti dava una carica straordinaria.
Vialli individua nella cena della Beccaccia uno dei momenti più importanti di quella stagione. Un’idea nata dal dottor Borea:
A fine andata eravamo un po’ in crisi e su suggerimento del dottor Borea decidemmo per questa cena al ristorante aperto solo per noi giocatori per fare uno di questi meeting in cui ci si dice tutto così che i problemi si affrontino prima che diventino troppo grossi. Aiutò moltissimo per prenderci ciascuno le responsabilità e capire l’altro. Infatti raddrizzammo la rotta.
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Nel libro il gemello del goal si toglie qualche sassolino, soprattutto per quanto riguarda gli assist di Mancini:
Nel libro mi sono tolto qualche sassolino con Roberto. Io penso di aver corso anche per lui, lui certo mi ha servito molti assist, però alcune volte alzava un campanile senza guardare, io mi ammazzavo per prenderla e segnare e il giorno dopo leggevo “grande assist di Mancini”. Nel libro spiego che non era così.
Tra Superlega e un’ipotesi de “La bella stagione” bis, Vialli parla anche del suo futuro da presidente:
Superlega? Quello che piacerebbe sempre vedere a me è un club gestito con equilibrio tra emozioni e conti, come dicevo prima. Portando avanti anche un certo tipo di valori a livello di comunità. Si può essere rigorosi ma anche sognare. Io presidente in un bis de “La bella stagione”? È un libro che celebra lo scudetto di trent’anni fa. Non c’è nessun tipo di nesso, farei fatica a pensare di come collegare le due cose. Il libro è il libro.
Il legame con Genova era fortissimo anche per chi, come Vialli, era cresciuto in Pianura Padana:
Quando un giocatore sceglieva la Samp lo faceva per Mantovani, per la maglia, ma anche perché svegliarsi sul mare, col sole, non è la stessa cosa per chi come me è cresciuto in pianura Padana. E poi fossimo stati a Milano, Torino o Roma non avremmo potuto pensare di essere Davide contro Golia. C’era un po’ di fastidio nel non poter essere considerati i re della città perché c’era anche il Genoa. Però questa contrapposizione ha fatto bene a noi e a loro perché il Genoa in quell’anno arrivò quarto e andò in Europa. Ci trainammo in alto a vicenda.
Anche Vialli fa parte dello staff di Roberto Mancini in Nazionale. Una Nazionale in cui rivede elementi dello spogliatoio blucerchiato
Rivedo quella lealtà, altruismo, senso di responsabilità. E secondo me si può migliorare ancora. Gli azzurri possono impadronirsi ancora di più del progetto e della visione. Con noi aveva fatto la differenza, Mantovani, Borea e Boskov ci avevano venduto il progetto così bene che alla fine eravamo convinti che fosse il nostro. Non il loro.