Il monologo di Camilla Mancini alle Iene: la figlia di Roberto, bandiera della Sampdoria, dopo anni di sofferenze si sente, finalmente, libera
Domenica 17 novembre è andato in onda il monologo di Camilla Mancini alla trasmissione “Le Iene”. La figlia di Roberto, bandiera della Sampdoria, ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo “Sei una farfalla” e nel discorso ha affrontato il tema del bullismo, di cui ha sofferto in infanzia e adolescenza a causa della paresi facciale e della mobilità ridotta, di cui soffre dalla nascita.
Il discorso di Camilla Mancini ha toccato vari punti, cominciando con l’immagine di uno specchio, con la volontà di guardar se stessa negli occhi per complimentarsi per il coraggio avuto negli anni:
Stasera voglio immaginare che questa telecamera sia uno specchio e guardarmi dritta negli occhi, anche se non è facile. Per anni ho combattuto contro la mia immagine, evitando di guardarmi, ma adesso voglio provarci. Vedo me, Camilla, e vorrei dirle: “Sorridi, sei coraggiosa”. Non te l’ho mai detto perché ero troppo severa, avevo un’idea di perfezione che – adesso lo so – era irraggiungibile. Non temere, andrà tutto come deve andare: alcuni sogni li stai realizzando, altri andranno in frantumi, ma ne basta uno per provare una gioia immensa. So che il tuo istinto è quello di stare al tuo posto, nell’ombra, ma non va bene, come non va bene subire quello che ti ha accompagnato sin da quando avevi sette anni.
Camilla Mancini alle Iene: sono bella e coraggiosa
Sampdoria, il monologo di Camilla Mancini alle Iene: ora sono libera
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Le parole possono fare male. Lo sa bene Camilla Mancini, che da bambina – e non solo – veniva esclusa a causa del suo aspetto fisico. E non esistono cognomi che tengano di fronte a certi atteggiamenti, ma lei ha scleto di raccontare, di raccontarsi anche per sostenere chi, tutti i giorni, vive una situazione simile:
È brutto scoprire quanto possono far male le parole. “Non puoi giocare con noi”. “Sei diversa”. “Perché hai la bocca così?” Non esiste privilegio che sia più forte del dolore, né cognome, vantaggio o scudo che possa proteggere dalla sofferenza. Ma tu devi dire “Grazie” anche a quelle persone perché ti sei disperata senza però mai arrenderti. Sei stata triste, amareggiata e desolata ma sola mai e ancora oggi sento l’amore di chi mi è stato vicino nei momenti più bui. Avete ragione, sono “diversa” e mi sono sentita così per tutta la vita. Ho deciso di raccontare le mie esperienze anche per sostenere chi vive una situazione simile e soffre in silenzio. Ho deciso che gli attacchi di panico e di ansia, nemici silenziosi, servono per farmi capire che è arrivato il momento di permettermi di essere vulnerabile. È quasi spaventoso ma voglio fidarmi di me, voglio provarci.
Quella di Camilla non è mai stata una guerra. Ora si sente, finalmente, libera. Libera di raccontare la sua esperienza senza il timore si sentirsi vulnerabile, ma, anzi, permettendosi di esserlo:
La mia non è una guerra e, se mai lo è stata, è finita. Posso togliere l’armatura. Sono libera. Mi chiamo Camilla Mancini e sono bella e sono coraggiosa. Me lo dico da sola. E va bene così.