Amedeo Carboni ritorna sul bel periodo alla Sampdoria, da cui però è dovuto andare via per un rapporto complicato con Mancini
Sfiorare solo di un anno lo storico scudetto. E’ quello che è accaduto ad Amedeo Carboni, difensore aretino che ha giocato nella grande Sampdoria, andando via solamente nel 1990, dopo i Mondiali in Italia, trasferendosi alla Roma al preludio della stagione più indimenticabile di tutte nella storia blucerchiata.
In un’ intervista al Corriere della Sera, Carboni è tornato sugli anni felici alla Sampdoria, dove è arrivato nel 1988 e, nel giro di due anni, ha vinto la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe a Göteborg. A ripensarci, la scelta di sposare il progetto di Mantovani è stata quella giusta:
A dire il vero, mi voleva anche l’Inter del presidente Pellegrini. E mi aveva chiamato al Napoli Luciano Moggi, allora direttore sportivo. Mi fece aspettare in sede per una mattina intera. Alla fine me ne andai. Mi inseguì: “Ma dove vai? Qui giochi con Maradona”. Ma io non gli diedi retta e alla fine il contatto giusto fu quello con Mantovani, presidente della Sampdoria, la squadra più fascinosa dell’epoca: Vierchowood, Dossena e soprattutto Mancini e Vialli, le due stelle. Io e il portiere Pagliuca eravamo i più giovani. In panchina Vujaidin Boskov. Lo scudetto lo vinse l’Inter ma i più forti eravamo noi.
Qualche soddisfazione ce la siamo tolta, come la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea nel 1990. Uno squadrone con una grande presidente, Mantovani, e un grande allenatore, Boskov. Peccato non esserci stato nell’anno dello scudetto, ma ero già andato alla Roma
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Il rimpianto di Carboni è non esserci stato in quella squadra che ha incantato tutta Italia, regalando alla Sampdoria e a Genova uno scudetto unico. Lui avrebbe voluto rimanere, ma la causa dell’addio è stata Roberto Mancini. Quel Bobby gol che incantava col blucerchiato addosso, che insieme a Luca Vialli era il leader indiscusso dello spogliatoio, non aveva un buon rapporto con l’ex difensore, che così ha deciso di andare via:
Gianluca era uno già avanti, un personaggio televisivo, direi, capace di bucare lo schermo. Peccato se ne sia andato così presto. Con Mancini invece non avevo un buon rapporto. Fu a causa sua che decisi di cambiare aria
Ma il ricordo delle persone che ha conosciuto alla Sampdoria è ancora vivissimo. Soprattutto di due grandi uomini come Paolo Mantovani e Vujadin Boskov:
Mantovani? Un padre per tutti noi, uno che faceva il presidente ma non solo: in società era il punto di riferimento per tutto. Boskov? Preparatissimo, carismatico e anche furbo. Sapeva che non poteva mettersi contro i leader Mancini e Vialli. Infatti non provava neppure a toccarli.